![]() |
Die Soldaten . Brescia-Amisano © Teatro alla Scala |
MILANO - “Se
ci fosse un Guinness dei primati per le opere, Die
Soldaten
vincerebbe in molte categorie” scherza il regista Alvis Hermanis. I
primi aspetti che colpiscono del capolavoro di Bernd Alois Zimmermann
sono il gigantismo e la complessità di una produzione che prevede 25
cantanti solisti e un’orchestra sterminata che dalla buca si
espande nei palchi: in tutto 112 professori inclusi 15
percussionisti, 4 dei quali occuperanno i palchi doppi situati nel 1°
e 2° ordine a sinistra, e 6 (Stage
Bands I, II e III)
saranno dislocati nella Sala Prove dell’Orchestra e riprodotti live
in sala da altoparlanti collocati nel soffitto; infine un complesso
“Jazz Combo” di 4 elementi è collocato nella barcaccia stampa.
Ma
Die
Soldaten
è anche un capolavoro totalizzante, un classico del Novecento non
solo musicale capace di atterrire con complessità inaudita e livelli
di tensione parossistici e nello stesso tempo di emozionare e
commuovere il pubblico, come testimonia il successo caloroso ottenuto
da tutte le produzioni e in particolare da questa, presentata al
Festival di Salisburgo nel 2012.
Per
aiutare il pubblico ad accostarsi all’universo affascinante e
complesso di Zimmermann il Teatro alla Scala ha organizzato prima di
ogni recita un incontro preparatorio nel Ridotto dei Palchi a cura
del professor Franco Pulcini. L’incontro avrà luogo alle ore 19
(apertura porte ore 18.30) e sarà aperto gratuitamente a tutti i
possessori di abbonamento o biglietto, fino a esaurimento dei posti. Prima rappresentazione: 17 gennaio. Repliche: 20, 25, 27, 31 gennaio; 3 febbraio.
L’opera
È
il 1957 quando il direttore dell’Opera di Colonia suggerisce a
Zimmermann (1918-1970) il testo teatrale di Jakob Lenz (1751-1792)
come soggetto per un’opera (c’era un precedente, composto da
Manfred Gurlitt nel 1930). Lenz, nato a Cēsvaine (Seßwegen) in
Lettonia, cresciuto a Königsberg e per un certo tempo amico di
Goethe, è stato un esponente di spicco dello Sturm
und Drang: Die
Soldaten è ricordato
anche come applicazione pratica delle Osservazioni
sul Teatro in cui Lenz
teorizza il superamento delle unità aristoteliche di tempo, luogo e
azione; la breve e tragica vita dello scrittore, del quale dopo un
duro litigio con Goethe vaga per diversi paesi, prossimo alla follia,
fino al trasferimento a Mosca dove viene trovato morto per strada una
notte di maggio, ispira il racconto “Jakob Lenz” di Büchner, da
cui nel 1978 Wolfgang Rihm trae l’opera omonima. Zimmermann,
cresciuto negli anni del nazismo e traumatizzato dall’esperienza
della guerra (era stato in Polonia, Francia e Russia prima di essere
riformato per malattia), è certamente colpito dagli aspetti di
polemica antimilitarista ma anche e soprattutto dalla modernità del
linguaggio e dal superamento delle unità di tempo e di luogo. “Dio
è uno soltanto in tutte le sue opere, e deve esserlo anche il poeta”
aveva scritto Lenz; Zimmermann parla di “Unità dell’azione
interiore, deduzione della molteplicità dei fenomeni a partire da
una unità logicamente rigorosa, ma capace di aprirsi, di
svilupparsi…”. Dal punto di vista musicale, il modello di questa
unità è la perfetta costruzione musicale del Wozzeck
(tratto da Büchner:
si disegna così una precisa costellazione estetica, e sarà
interessante ascoltare le due opere dirette dal medesimo maestro nel
corso della stagione scaligera). Come Berg, Zimmermann costruisce i
suoi numeri musicali (15 scene nei Soldaten
come in
Wozzeck)
adottando in massima parte il linguaggio dalla dodecafonia ma
rifacendosi a forme della musica strumentale classica e preclassica:
Ciaccone,
Ricercari,
Toccate... Il
riferimento a queste forme è tuttavia più simbolico che letterale,
e l’universo musicale che Zimmermann, memore anche dei suoi anni di
lavoro per la radio, include nel suo lavoro è vastissimo: dal jazz,
rappresentato da una band nella scena della ballerina andalusa nel
Café d’Armentières nel II atto e presente come suggestione in
molti altri luoghi dell’opera, a due corali dalla Matthäuspassion
di Bach che irrompono nell’intermezzo del II atto insieme al Dies
Irae, alla musica
elettronica e concreta. Ne emerge una “forma pluralistica del
teatro musicale” la cui ambizione totalizzante (o apocalittica) è
riaffermare una concezione del tempo non lineare ma circolare
presentando un intreccio di piani temporali che in alcune scene (II e
IV atto) giunge alla rappresentazione simultanea di azioni diverse.
Non a caso, se il dramma di Lenz era ambientato nelle Fiandre nel
1775, la partitura dell’opera di Zimmermann (il cui libretto
aggiunge alla “commedia” di Lenz quattro poesie) reca
l’indicazione “Tempo: oggi, ieri e domani”. Agostino, Bergson,
Husserl sono tra le fonti di ispirazione del pensiero del
compositore. In questo circolo allucinato sono prigionieri tutti i
personaggi, condizionati, scrive Zimmermann, “non dal destino ma
piuttosto dalla costellazione fatale delle classi sociali, delle
circostanze, dei caratteri, a partire dalla quale essi subiscono in
fondo innocentemente eventi ai quali non possono sfuggire”.
Il
progetto originale di Zimmermann prevedeva che il pubblico sedesse al
centro di una dozzina di gruppi orchestrali separati: un’impostazione
visionaria che nel 1960, insieme alla complessità della partitura,
fece recedere l’Opera di Colonia dal progetto nonostante il forte
sostegno di Hans Rosbaud, cui l’opera sarà dedicata. Secondo il
Sovrintendente Oskar Schuh e il Direttore Musicale Wolfgang
Sawallisch il lavoro era semplicemente ineseguibile. Il rifiuto
spinse l’autore a importanti ripensamenti ma non ad abbandonare
l’impresa. Nel 1963 la Westdeutscher Rundfunkorchester diretta da
Michael Gielen presentò un estratto sinfonico dell’opera,
confutando almeno in parte la tesi dell’ineseguibilità. Le ultime
due scene del III atto, il IV atto e gli intermezzi furono composti
nel 1963/64, e Die
Soldaten andò
finalmente in scena a Colonia il 15 febbraio 1965.
L’allestimento
Nonostante
la relativa rarità di esecuzione, o proprio perché ogni messa in
scena costituisce uno sforzo produttivo straordinario e un evento
culturale di primo piano, Die
Soldaten ha impegnato
alcuni dei maggiori registi del nostro tempo. La prima esecuzione
ebbe luogo a Colonia nel 1965, per la direzione di Michael Gielen e
la regia di Hans Neugebauer. La prima italiana avviene a Firenze nel
1977. Tra gli allestimenti più importanti si ricordano quello di
Harry Kupfer a Stoccarda alla fine degli anni ’80, quello della
Semperoper di Dresda con l’acclamata regia di Willy Decker nel 1995
e quello della Biennale della Ruhr nel 2006 con la messa in scena di
David Pountney. Nel 2013 l’opera di Zurigo propone un allestimento
di Calixto Bieito con la direzione di Marc Albrecht, mentre è dello
scorso maggio la versione di Andreas Kriegenburg per l’Opera di
Monaco con Kirill Petrenko sul podio.
Il
presente allestimento è stato presentato nei vasti spazi della
Felsenreitschule nel corso del Festival di Salisburgo nell’agosto
2012, con Ingo Metzmacher alla testa dei Wiener Philharmoniker: ma la
versione scaligera sarà radicalmente ripensata anche in base alle
diverse caratteristiche del palcoscenico. “Con infinita
sottigliezza il regista lettone Alvis Hermanis rende ciascuno di noi
colpevole di voyeurismo. Ogni dettaglio di questa produzione è
rifinito fino alla perfezione”, scrisse allora Shirley Apthorp sul
Financial Times, aggiungendo che se un difetto si poteva trovare era
la troppa bellezza nell’interpretazione di un’opera così
corrosiva e brutale: “Sia la seduttiva bellezza della messa in
scena di Hermanis sia la direzione meticolosa di Ingo Metzmacher
sembrano smussare gli spigoli della dura partitura di Zimmermann”.
Sul versante musicale, notava George Loomis sul New York Times,
“Oltre
a un magistrale lavoro sull’insieme, Ingo Metzmacher dirige con
palpabile dedizione per questa partitura… Laura Aikin, alla testa
di un numeroso cast, è impressionante nella parte della protagonista
Maria e garantisce che le numerose note acute previste siano tutte al
loro posto. Impressionante il lamento di Gabriela Benackova come
Contessa de la Roche”.
Nello
spettacolo alla Scala, come a Salisburgo, la partitura di Zimmermann
sarà interamente eseguita dal vivo inclusi i passaggi all’inizio
del Quarto atto per i quali, in considerazione dell’estrema
complessità esecutiva, il compositore aveva raccomandato di
utilizzare un nastro registrato. Le
modifiche della partitura, per quanto riguarda l’utilizzo di nastri
registrati, corrispondono alle rappresentazioni del Festival di
Salisburgo e sono state riprese nella stessa forma al Teatro alla
Scala.
La
trama
La
storia della caduta di Marie, borghese promessa a un giovane che
l’ama e sedotta da un ufficiale che non mantiene le sue promesse,
ha radice nelle esperienze di Lenz. Nel 1774 il barone Friedrich
Georg von Kleist, al servizio del quale Lenz si era trasferito a
Salisburgo, si era impegnato a sposare la giovane borghese Cleophe
Fibich, per poi partire lasciandola tra le braccia del fratello
minore, non senza che anche Lenz se ne innamorasse riassumendo poi la
vicenda in un Diario. Proprio questo diario, insieme alle
considerazioni sulla moralità dei soldati espresse nel saggio Del
matrimonio dei soldati
(Lenz fu uno dei primi sostenitori degli eserciti popolari e
nazionali in opposizione alle armate mercenarie) fu alla base del
dramma Die Soldaten.
Nel testo di Lenz padre e figlia alla fine si riconoscono e si
abbracciano lasciando spazio alla morale esposta dalla Contessa;
nell’opera la ricongiunzione non avviene e i personaggi restano
nella disperazione e nella solitudine.
Riassumiamo
la vicenda con le parole dello stesso compositore:
Marie,
figlia di Wesener, commerciante in articoli di moda, è fidanzata con
il commerciante di stoffe Stolzius. Il barone Desportes, un giovane
ufficiale francese, corteggia la giovane borghese e riesce a
conquistare la sua simpatia. Wesener stesso insinua nel cuore della
figlia la speranza di una ascesa sociale. Marie, tuttavia, è turbata
dal presentimento di quel che la attende.
Gli
ufficiali amici di Desportes invitano Stolzius, che fornisce stoffe
al reggimento, alla bottega del caffè, dove gli fanno notare in modo
sfacciato e offensivo il rapporto
tra
Desportes e Marie. Stolzius, deluso, scrive una lettera a Marie la
quale, a sua volta delusa, apre definitivamente il suo cuore alle
avance di Desportes.
Nel
frattempo gli ufficiali si divertono a modo loro. Invano il
cappellano Eisenhardt e il capitano Pirzel, zimbello dei suoi
commilitoni perché l'ottusità del servizio militare lo ha reso
strambo, cercano di opporsi alla depravazione, alla mancanza di
scrupoli, alla sfrenata avidità di piaceri dei soldati del
reggimento. Quando Desportes si stanca di Marie, la passa ai suoi
amici. Stolzius, per poter avere sott’occhio Marie, entra a far
parte del reggimento come
attendente
del maggiore Mary, un amico di Desportes. Afflitto e umiliato, si
trova testimone della successione di avvenimenti che riducono Marie a
“puttana di soldati” – così la madre di Stolzius, indignata,
la definisce. Quando anche il figlio della Contessa de la Roche si
innamora di Marie, la contessa se la porta in casa, per proteggerla
dalle insidie e allo stesso tempo evitare gesti folli da parte del
figlio.
Marie,
tuttavia, cerca sempre di riallacciare la relazione con Desportes.
Egli si sbarazza definitivamente di lei
attraendola in
una dimora in realtà non sua, per spingerla tra le braccia del suo
attendente.
Disonorata e
affranta, Marie finisce in strada, mentre la Contessa, suo padre e i
suoi famigliari la cercano invano. Stolzius, per vendicare la sua
fidanzata, avvelena Desportes, poi con il veleno si suicida. ‒ Un
giorno una ragazza di strada chiede l’elemosina a Wesener. Wesener
non riconosce sua figlia.
(Traduzione
dal tedesco di Lucilla Castellari)
:
Info: www.teatroallascala.org
Die Soldaten
Bernd Alois Zimmermann
Orchestra del Teatro alla Scala
Nuova produzione
in coproduzione con Festival di Salisburgo
Nuova produzione
in coproduzione con Festival di Salisburgo
Il pubblico che desideri approfondire quest’opera complessa e affascinante, tratta dal testo settecentesco di Jakob Lenz, potrà; partecipare agli incontri introduttivi gratuiti che avranno luogo nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini un’ora prima dell’inizio di ogni recita.
Dal 17 Gennaio al 3 Febbraio 2015
Durata spettacolo: 2 ore e 30 minuti incluso intervallo
Cantato in tedesco con videolibretti in italiano, inglese, tedesco
- L'OPERA IN POCHE RIGHEApri
DIREZIONE
CAST
Ensemble vocale “Il canto di Orfeo"
Direttori Ruben Jais e Gianluca Capuano