Musica

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venerdì 23 ottobre 2015

MILANO / Alla Scala un Falstaff irresistibile e di gran classe

Ovazioni per il capolavoro verdiano, penultimo titolo della maxi stagione Expo.
Sul podio Gatti, mattatore assoluto il baritono Nicola Alaimo
di Elena Percivaldi

Applausi e ovazioni per tutti e un trionfo meritato per il “Falstaff” di Giuseppe Verdi, penultimo titolo della gigantesca stagione Expo del Teatro alla Scala. E un grande ritorno per Daniele Gatti che, dopo la contestata Traviata che aveva aperto due stagioni fa, si è riconciliato con pubblico e critica con una prestazione davvero maiuscola. Ha contribuito al successo, e non poco, la messa in scena di Robert Carsen, che riprende quella già proposta nel 2013 (allora sul podio c’era Daniel Harding: questa è una coproduzione Scala, Royal Opera House di Londra, Canadian Opera Company di Toronto, Metropolitan di New York e De Nationale Opera di Amsterdam) in maniera assolutamente irresistibile. La vicenda è nota. Falstaff, anziano e grasso esponente della nobiltà inglese in piena decadenza, cerca di sedurre le borghesi arricchite Alice Ford e Meg Page ma viene scoperto e alla fine gabbato. La vicenda, tratta da Shakespeare (Le allegri comari di Windsor e in misura minore Enrico IV) è liberamente adattata da un Arrigo Boito in stato di grazia con un libretto di debordante ironia e comicità. Queste doti sono a loro volta esaltate da una partitura  incalzante, energica, frizzante: il miracolo estremo di un compositore che a ottant’anni suonati (la prima è alla Scala, nel febbraio 1893) non ha timore di mettersi in gioco e anzi si dimostra straordinariamente capace di sperimentare e di innovare più e meglio di tanti altri con meno primavere sulle spalle.
Carsen sceglie di ambientare la vicenda, originariamente collocata nel XV secolo,  nella Londra degli Anni Cinquanta. Alla nobiltà ormai vetusta e in irreversibile declino è contrapposta (anche grazie agli splendidi costumi di Brigitte Reiffenstuel)  l’arrembante Middle Class, dotata di scarsa classe ma in fase di poderosa ascesa dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. A entrambi importa solo il denaro. E sullo sfondo delle scene (magnifiche) di Paul Steinberg che richiamano per gli esterni gli ambienti di caccia (Windsor è, appunto, tenuta di caccia) e per gli interni i tipici salotti inglesi, si consuma una commedia frizzante e irresistibile che punta molto sulle capacità attoriali dei protagonisti, esaltate dal pubblico che risponde con frequenti risate.  Né mancano anche momenti di profonda e malinconica meditazione, come l’inizio del terzo atto, in cui Falstaff rampogna sul cinismo del mondo in compagnia di un cavallo che rumina la sua biada. La morale, comunque, resta sempre quella:  «Tutto nel mondo è burla. / L’uom è nato burlone», e quindi tutti quanti, spettatori compresi, risultano gabbati dalla vita: l’unica cosa da fare è riderci sopra e stare al gioco.
Lo spettacolo è, sotto tutti gli aspetti, pienamente riuscito. Se sul piano teatrale è risultato come detto di grande godibilità ed efficacia, su quello musicale non ha deluso le aspettative. Gatti ha dato della partitura una lettura dinamica, trasparente e pulita, dipingendo in maniera eccellente tanto i momenti energici e frizzanti quanto quelli più notturni e meditativi. All’ottima prestazione di direttore e orchestra ha corrisposto un’altrettanto esaltante interpretazione da parte dei cantanti, tutti perfetti e a loro agio nelle rispettive parti. Nicola Alaimo è stato un Falstaff monumentale. Dotato di presenza scenica strabordante, il baritono palermitano ha confermato di possedere mezzi vocali di tutto rispetto e una capacità attoriale di primissimo ordine, tratteggiando un Sir John opulento, ironico, spiritoso ma mai grottesco, e riuscendo a dare rara profondità e credibilità ai momenti meditativi e di rampogna. Il pubblico lo ha premiato con una vera e propria ovazione. Altrettanto efficaci, sia singolarmente che nei momenti di insieme, le comari di Windsor: Eva Mei (Alice), Laura Polverelli (Meg) e soprattuttoMarie-Nicole Lemieux (Mrs. Quickly). Di quest’ultima non si può non sottolineare, oltre alla voce piena e possente, la verve comica che si esalta soprattutto nei dialoghi con Sir John (esilaranti le riverenze e gli ammiccamenti) e nella scena corale del Quadro II, quella della cesta. Da segnalare anche la Nannetta di Eva Liebau,  tanto graziosa e leggera quanto appassionato e accorato è il “suo” Fenton interpretato da Francesco Demuro.  Notevole il Ford di Massimo Cavalletti, dotato di voce piena, garbo (ed eleganza, anche quando finge di essere il grottesco signor Fontana) e ottima presenza scenica.  Corretti, briosi e divertenti sia il Bardolfo di Patrizio Saudelli  che il Pistola di Giovanni Battista Parodi, e pedante il giusto (ma risulta comunque simpatico) il Dottor Cajus di Carlo Bosi. Ottimo, ma non è certo una novità soprattutto trattandosi di Verdi, il coro diretto da Bruno Casoni. Alla fine, strameritati applausi per tutti.
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martedì 20 ottobre 2015

MILANO / “Apollo et Hyacinthus”, il candore (malizioso) del giovane Mozart

Al Teatro Litta di Milano, Coin du Roi porta in scena la “prima” filologica dell’opera giovanile del genio salisburghese
di Elena Percivaldi

Quando “Apollo et Hyacinthus”, intermezzo in un prologo e due cori, andò per la prima volta in scena a Salisburgo, il 13 maggio 1767, Wolfgang Amadeus Mozart aveva 11 anni. Era un ragazzino prodigio, conosciuto ormai in mezza Europa non solo come straordinario esecutore ma sempre più anche come compositore. Insomma, un’autentica promessa. A commissionare il lavoro era stato il ginnasio dei benedettini di Salisburgo: tradizionalmente il loro anno scolastico si chiudeva con la rappresentazione di un testo in prosa, rigorosamente in latino, mentre i giovani cantori (avevano tra i 12 e i 17 anni) potevano mettere in mostra le loro doti musicali in un apposito intermezzo anch’esso in latino. Il libretto dell’operina, come dell’intero testo drammatico (titolo: Clementia Cresi, la Clemenza di Creso) fu scritto da padre Rufinus Widl. Le musiche invece furono affidate al giovanissimo prodigio, forse su segnalazione dell’arcivescovo di Salisburgo Sigismund III Christoph, che aveva a servizio il padre Leopold ma mostrava di proteggere e apprezzare molto anche il piccolo Wolferl.
Il lavoro, di stampo moraleggiante, è fortemente educlorato rispetto ai contenuti del mito. La ben nota relazione amorosa tra Apollo e il bellissimo giovinetto Giacinto – e tormentata dal vento Zefiro, anch’esso invaghitosi di lui – è “neutralizzata” con l’inserimento della figura di Melia, sorella di Giacinto e vero obiettivo degli spasimi sia del dio che del vento (né poteva essere altrimenti, data la destinazione dell’opera ad un pubblico giovanile). La gelosia di Zefiro per Apollo, che ha deciso di sposare la fanciulla, provoca la morte di Giacinto, la sua stessa scomparsa e, alla fine, la sublimazione del giovane morto nell’omonimo fiore e la catarsi finale.  Ma se il libretto  è scolastico e stilisticamente monotono, spumeggiante e variegata è invece la musica di Mozart, che nonostante la giovane età riversa nella partitura tutto quello che ha fino a quel momento imparato: non solo musicalmente, frequentando i ben più anziani colleghi e studiando in giro per l’Europa, ma anche dalla vita, primi fremiti dell’adolescenza compresi. Dimostrando così una tanto precoce quanto sorprendente dimestichezza con il complesso universo che riguarda i sentimenti dell’animo umano.
Elina Shimkus (Melia) – Foto di Ernesto Casareto
“Apollo et Hyacinthus” KV 38 è una vera e propria rarità. Scarsissime le rappresentazioni e poche anche le incisioni. Per questo la messa in scena proposta da Coin du Roi nei giorni 16,17 e 18 ottobre presso il Teatro Litta di Milano rappresentava un’occasione da non perdere per musicofili e addetti ai lavori, tanto più che il M° Christian Frattima, direttore dell’Orchestra, ha dichiarato di voler proporre una lettura filologica dell’opera condotta, come lui stesso da scritto nel saggio pubblicato sul libretto di sala, «sul manoscritto mozartiano della Staatsbibliothek di Berlino e quello della Westdeutschen Bibliothek in Marburg/Lahn». Lo scopo? Capire fin dove si è spinta effettivamente la creatività del giovane Mozart e dove invece ci ha messo la mano il padre Leopold. Risultato: confermato l’intervento (anche grafico) del padre sulla partitura, «ma solo nella correzione di ingenuità e di piccole dimenticanze venali. Tutto il resto è visibilmente vergato dal genio undicenne». Quindi farina del suo sacco.
Il lavoro di Frattima ci è sembrato molto interessante per come ha saputo ricostruire con cura non solo il testo musicale (stabilendo, come si diceva, i confini degli interventi padre-figlio) ma anche alcuni dettagli importanti della prassi  esecutiva del tempo, a cominciare dalla pronuncia del latino “alla tedesca”, scelta da lui motivata dal fatto che Mozart aveva finora viaggiato nel Centro e Nord Europa e non ancora in Italia e dunque doveva conocerlo con questo accento e non secondo la lezione ecclesiastica che invece avrebbe utilizzato nella maturità. La sua direzione è stata brillante e coinvolgente, restituendo a questa partitura sicuramente poco nota al grande pubblico tutta la freschezza e l’originalità del giovane Wolfgang.  Rieccola quindi musica palpitante e viva.
Analoga operazione-brio  è stata condotta visivamente, ma con risultati alterni, da Alessio Pizzech  e Davide Amadei.  La regia del primo ha puntato tutto, almeno nella prima parte, sull’elemento erotico di cui il mito è cosparso recuperando gli elementi (omosessualità, triangoli amorosi, ecc.) che erano stati “censurati” dal Widl, che quindi si vedono chiaramente sul palco. Tuttavia proprio tenenedo presente il contesto in cui l’opera è nata, la carnalità con cui i personaggi di continuo si toccano e fanno effusioni risulta forse un pochino eccessiva. Quanto ai costumi di Amadei (autore anche delle minimaliste scenografie), non ci sembra particolarmente originale la scelta, ispirata alle passerelle più trendy del momento, del total white per abiti e parrucche a richiamare la deità e la classicità dell’ambientazione (unitamente a inserti di oro qua e là). Intrigante l’idea dei completi sportivi, come se i cantanti stessero in piscina o palestra e fossero impegnati nel fitness (per gli antichi greci, si sa, corpo e spirito erano tuttuno…). Per alcuni (Melia soprattutto) la scelta e azzeccata e persino elegante. Non per il povero Apollo. Infagottato in un improbabile completo bianco da rapper con tanto di inguardabile cappellino e catenazza dorata, modello boss di un ghetto de noaltri… E’ pur sempre un dio, che diamine, e sarebbe pure il dio più bello e fine di tutti! Così agghindato invece sarà pure simpatico, “uno di noi” che canta le canzoni di J-Ax, ma è davvero troppo prosaico. Truzzo e coatto.
Alessandro Giangrande (Apollo) e Elina Shimkus (Melia)
Veniamo agli interpreti vocali. Graziano Schiavone ha tratteggiato un Oebalus nobile e distinto, la voce ha un bel timbro ed è chiara e musicale, ma  il peso vocale ci è sembrato un po’ leggero. I passaggi virtuosistici le note non erano chiaramente udibili e distinte, il volume insomma era un po’ basso.  Ma speriamo si sia trattato di un problema passeggero. La parte di Apollo è stata affidata al brillante controtenore Alessandro Giangrande. In barba all’orribile outfit di cui sopra,  non ha però tradito le aspettative né sul piano vocale né scenico, confermandosi interprete sensibile e dotato (in questo caso ci voleva proprio) di grande ironia. Buone le prove di Vilija Mikstaite come Hyacinthus, e soprattutto di Valeria Girardello, che ha reso sicuramente credibile il personaggio di Zephyrus (sensuale malvagio e sfrontato) prestandogli una voce di  contralto di tutto rispetto.  Ma la mattatrice della serata è stata sicuramente Elina Shimkus, splendida in tutti i sensi. La sua Melia è sensuale e conturbante (complice la regia, che l’ha letteralmente spogliata…), ma la sua vocalità è notevolissima e sembra fatta su misura per questo tipo di repertorio. Pulita, intonata, bellissima e solida in zona acuta ma ben tenuta anche nel registro centrale, la Shimkus domina il palco con la sua personalità e presenza scenica e alla fine ottiene un meritato trionfo. Menzione per il coro e anche per i due spettacolari modelli che hanno fatto da comparsa intervenendo soprattutto nell’ultima parte: si perdona loro il vestito da nuotatore con tanto di occhialini e ciabatte, si fa un bel sorriso e ci si riempie gli occhi di tanta grazia. Anche questo, in fondo, è spettacolo. O no?
Surge Hyacinthe – Foto di Ernesto Casareto

lunedì 19 ottobre 2015

MILANO / Nuova, ricchissima stagione per i Pomeriggi Musicali

MILANO - Al via la nuova stagione dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali anche quest'anno ricca di nuovi contenuti. Il programma, disegnato dal Direttore Artistico Maurizio Salerno, vedrà  23 concerti che si terranno al Teatro Dal Verme di Milano dal 22 ottobre al 21 maggio (giovedì ore 21 e sabato ore 17) e renderà omaggio a Italo Calvino nel trentennale della scomparsa e al suo romanzo “Le Città Invisibili”.
Il titolo di questa nuova edizione è Architetture dell’Invisibile. I 19 concerti eseguiti dall'orchestra de' I Pomeriggi (i restanti 4 si devono alle formazioni ospiti) sono ispirati ad altrettante “città invisibili” fra quelle descritte da Calvino; il risultato è una sorta di "ideale itinerario tematico” lungo il quale si svilupperà l’intera stagione. A queste città saranno dedicate ben 19 prime assolute, una per concerto, commissionate dalla Fondazione I Pomeriggi Musicali a 19 compositori, alcuni affermati, la maggior parte giovani emergenti.


LARGO AL CONTEMPORANEO - Fin dalle loro origini nel dopoguerra, I Pomeriggi hanno sempre dato largo spazio, insieme al repertorio Classico, alla musica Contemporanea. Quello di quest’anno è
però un impegno totalmente nuovo: ognuno dei concerti verrà infatti aperto da un'inedita e breve (circa 5 minuti) composizione ispirata alla corrispondente “città invisibile”: un’idea di esplorazione ben presente nel romanzo di Calvino e condotta in collaborazione con Arnoldo Mondadori Editore.
A fianco delle brevi composizioni commissionate, i programmi dei concerti attingono al repertorio Classico consueto della nostra Orchestra, con avvincenti incursioni nei capolavori Romantici o Moderni da Čajkovskij a Brahms, Dvořák, Sibelius, Grieg, Fauré, Ravel, Stravinskij, Šostakovič, Varèse. Vedremo proposte, sia solistiche sia sinfoniche, tali da valorizzare al massimo le caratteristiche naturali di una grande formazione da camera.

GRANDI APPUNTAMENTI -  Fra gli appuntamenti segnaliamo innanzitutto il Concerto Inaugurale della Stagione (giovedì 22 ottobre con replica sabato 24) diretto da Aldo Ceccato che in questa occasione celebrerà i 10 anni della sua nomina a Direttore Emerito de’ I Pomeriggi. In programma, a seguito di un brano di Virginia Guastella, il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Chopin, solista Pietro De Maria, e la Sinfonia n. 4 di Schumann (nella revisione Mahler).
Continuerà il progetto pluriennale con Alexander Lonquich, protagonista dell’integrale dei Concerti per Pianoforte e Orchestra di Beethoven: quest’anno in due appuntamenti eseguirà i Concerti n. 3 e 4 nella duplice veste di solista e concertatore, presentando anche brani di Giorgio Colombo Taccani e Andrea Portera.
L'intero programma è affidato ad interpreti importanti  come Corrado Rovaris che, dopo una novità di Alberto Cara, dirigerà Benedetto Lupo e Beatrice Rana nei Concerti per due pianoforti di Mozart e Poulenc; e come il giovane ma già affermatissimo Daniele Rustioni impegnato in una nuova composizione di Carlo Galante oltre che nella Sinfonia n. 3 di Schubert e nella "Renana" di Schumann. Ancora, Giordano Bellicampi in coppia con il chitarrista Emanuele Segre per un concerto di Castelnuovo Tedesco, seguito dalla novità di Matteo Manzitti e da "La Riforma" di Mendelssohn. E James MacMillan che, insieme a una nuova composizione di Carlo Boccadoro, presenterà un proprio Concerto per oboe e orchestra con la partecipazione dell'oboista Francesco Quaranta.
Nel doppio ruolo di direttore e di solista svettano Enrico Dindo che, tra un nuovo pezzo di Paolo Longo e la Sinfonia n. 2 di Beethoven, offrirà la sua esecuzione del Concerto n. 1 di Šostakovič. E ancora Maurizio Zanini che lancerà una nuova pagina di Chiara Lemut prima di affrontare dal podio e alla tastiera un programma francese; Louis Lortie che dirigerà una nuova composizione di Orazio Sciortino, la "Tragica" di Schubert e, al pianoforte, un concerto di Mozart; mentre Stefano Montanari interpreterà il Concerto per violino e orchestra n. 3 di Mozart, fra un pezzo di Mhedi Khayami e la Settima di
Beethoven.
Ampia come sempre a I Pomeriggi è l’apertura ai giovani, confermata dalla partecipazione di talenti già presenti nel circuito internazionale quali la violinista Anna Tifu, il direttore Alessandro Cadario e Aylen Pritchin, che sotto la direzione di Donato Renzetti eseguirà il Concerto per violino e orchestra op. 35 di Čajkovskij.

MATINEE - La stagione dei Pomeriggi Musicali si arricchirà infine quest’anno di un nuovo ciclo di sette Matinée al Dal Verme domenicali. A partire dal 21 febbraio le prime parti dell’Orchestra, insieme a noti solisti e direttori, si avvicenderanno in una ricca e variegata alternanza di compagini. La rassegna sarà l’occasione per approfondire il repertorio cameristico, più raccolto rispetto alla dimensione del sinfonismo e per questo maggiormente vicino alle sorgenti del “far musica insieme”. 

BIGLIETTI E ABBONAMENTI - Gli abbonamenti sono aperti e disponibili presso la biglietteria del Teatro Dal Verme (via San Giovanni sul Muro, 2 – Milano - T. 02 87905 201 - Orari d’apertura martedì – sabato ore 10.00 - 18.00) e in vendita on-line sul sito www.ticketone.it
Alle due serie di abbonamento per i giovedì sera alle ore 21 o al sabato pomeriggio alle ore 17, si affianca la fortunata formula Carnet con 8, 10, O 12 concerti scelti all’atto dell’acquisto. Precederà ogni singolo appuntamento della Stagione l’ormai tradizionale rassegna dei Concerti in Anteprima: 18 appuntamenti il giovedì alle 10 del mattino, per i quali è previsto sia l’abbonamento in diverse formule, sia la vendita di biglietti per le singole date.
L’esecuzione in anteprima dei Concerti della Stagione consente al pubblico non solo di ascoltare il concerto ma anche di assistere all’ultimo lavoro di rifinitura dell’esecuzione: una formula che è stata particolarmente apprezzata dalle scolaresche. Da anni infatti I Pomeriggi hanno creato l’Ufficio Scuole che coordina e prepara la partecipazione degli Studenti ai concerti fornendo agli Insegnanti, all’atto della prenotazione, un approfondito materiale informativo/didattico. Il costo del biglietto riservato agli Studenti è di 5,00 Euro (promozione@ipomeriggi.it, tel. 02 87905 267).

Info: www.ipomeriggi.it

(fonte: comunicato stampa)











mercoledì 14 ottobre 2015

PISA / “Il Trionfo dell’Onore” di Alessandro Scarlatti "parla" contemporaneo (e fa tutto esaurito)

PISA - “II trionfo dell’onore”, ovvero “Il dissoluto pentito” opera comica in tre atti di Alessandro Scarlatti su libretto di Francesco Antonio Tullio, ispirata alla figura di Don Giovanni e ambientata a Pisa, rivivrà nella nuova produzione firmata da Opera Network e Ensemble San Felice, venerdì 16 ottobre alle ore 20.30 presso il Teatro Verdi (Sala “Titta Ruffo”, Pisa). Capolavoro appartenente al genere comico di Scarlatti, l’opera andrà in scena in una versione originale e contemporanea, per la regia di Mario Setti dei NEM - Nuovi Eventi Musicali, il cast e gli strumentisti dell’Ensemble San Felice diretti dal M° Federico Bardazzi. La produzione è di Opera Network, nata con lo scopo di valorizzare i giovani artisti e tecnici al termine di percorsi di alta formazione, dando loro la possibilità di esibirsi accanto ad artisti e professionisti già affermati. Il coordinamento artistico è di Paolo Bellocci. L’evento fa parte del Don Giovanni Festival a Pisa, in collaborazione con Teatro Metastasio di Prato e con il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Gli abiti di scena sono stati ideati e creati da Enrico Coveri: ciò ha contribuito a creare una contemporaneità ricca di colori, grazie alla maison di alta moda che ha aperto il suo atelier, mettendo le sue maestranze a disposizione dell’iniziativa. I gioielli sono a cura di Le Arti Orafe - Contemporary Jewellery School. Le proiezioni video sono di Simone Cinelli.
Alessandro Scarlatti (Palermo 1660 – Napoli 1725) con il trionfo dell’onore firmò un’opera innovativa, in cui volle che tutti i personaggi facessero uso della lingua italiana invece di quella napoletana. Già messa in scena nel Seicento da Tirso de Molina e da Molière, l’opera fu rappresentata per la prima volta al Teatro dei Fiorentini di Napoli il 26 novembre 1718. La regia svela l’attualità dell’opera, fatta di contrasti, prendendo spunto dalla vicenda del Don Giovanni, tema universale che varca i confini della storia
La scena si svolge alla fine del Seicento presso le ville di Flaminio e di Cornelia, poco lontano da Pisa. Sul palco a pianta circolare, circondato dal pubblico, si intrecceranno le vicende amorose degli otto protagonisti: Riccardo Albenori, un impenitente giovane dongiovanni, interpretato dal soprano Maria Costanza Nocentini, tenta Dolarice (il soprano Laura Andreini) dopo aver sedotto Leonora (il soprano Susanne Ekberg), sorella del suo amico Flaminio (il tenore Moises Salazar), a sua volta fidanzato dell'altra e che per questo vuol vendicare nel sangue il doppio affronto. Personaggi secondari costruiscono le situazioni comiche tutte basate sugli equivoci amorosi: il goffo Erminio (il tenore Kentaro Kitaya), zio di Riccardo, che vorrebbe sciogliersi dall'impegno di sposare la ricca ma brutta Cornelia (l’alto Francesco Ghelardini) e corre dietro alla cameriera Rosina (il mezzosoprano Floriano d’Auria), che già amoreggia con Rodimarte (il baritono Andrea Sari), tipico capitano smargiasso di commedia. Solo il pentimento finale di Riccardo ristabilisce le giuste coppie come previsto dai canoni dello spettacolo di corte. 

backstage dell'opera
Dice il regista Mario Setti: “La regia si basa su un gioco di contrasti perché trovo che questa sia la specifica di quest’opera buffa del ‘700 napoletano classico, che ha come caratteristica fondamentale il fatto di prendere spunto dalla vicenda di Don Giovanni. Il tema di Don Giovanni è un tema universale, e per questo ho inserito anche il lato oscuro e morboso della vicenda. 8 personaggi e 4 coppie rappresenteranno si i loro sentimenti sulla scena, ma anche l’opposto del loro ruolo e della loro funzione drammaturgica, il tutto in un’ottica contemporanea. Le proiezioni di Simone Cinelli rappresenteranno lo stato d’animo delle varie situazioni che si alterneranno al centro della scena, con il pubblico tutto intorno al perimetro della scena circolare”.
Francesco Martini Coveri, direttore Artistico della Maison Enrico Coveri, stilista eclettico dalla spiccata curiosità per l’arte, fra cui la musica (realizza in prima persona la colonna sonora delle sue sfilate), ha accettato con entusiasmo la proposta fatta dal M° Bardazzi di creare e realizzare gli abiti di scena, in epoca attuale, per l’opera di Scarlatti. DIce: “Disegnare e eseguire abiti per il teatro è un lavoro importante e pieno di interessi, comporta non solo la conoscenza dell’opera ma uno studio particolare di epoche, abitudine, mode, costumi, movimenti e praticità d’applicare con rigore in modo che le proposte artistiche realizzate si  possano integrare totalmente con la regia , le scene e le luci. Rispettando lo stile della maison nello spettacolo propongo abiti eleganti e moderni, dando al colore un valore narrativo in modo che abbiano un ruolo importante nella trama della rappresentazione. Una occasione perfetta per dare alla moda corrente, attraverso la creatività, la giusta dimensione per vivere nell’arte scenica della musica classica”.   
Lo spettacolo è in abbonamento nel ciclo di Opere da Camera. I biglietti sono esauriti. Costo del biglietto posto unico 15 euro. Biglietti al Botteghino del Teatro Verdi via Palestro 40. Informazioni tel 050 941111 www.teatrodipisa.pi.it

(fonte: comunicato stampa)

TEATRO VERDI PISA
Festival Don Giovanni 
venerdì 16 ottobre 2015, ore 20.30
IL TRIONFO DELL’ONORE 
ovvero il dissoluto pentito
Alessandro Scarlatti (Palermo 1660 – Napoli 1725)

ENSEMBLE SAN FELICE
Direttore Federico Bardazzi
Regia  MARIO SETTI 
Coordinamento artistico  Paolo Bellocci
Abiti di scena ideati e realizzati da ENRICO COVERI
Coordinamento trucco, parrucco, sartoria teatrale  Annamaria Biagini
Gioielli a cura di LE ARTI ORAFE Contemporary Jewellery School coordinamento Anna Balatti e Gio Carbone. Team:, Sophie Beer, Luigi Piantanida, Eduardo Vega Ribeiro, Debora Eidt Ebert e  Matteo Carbone
Videoscenografia   Simone Cinelli
Direttore dell’allestimento Saverio Cona
Lighting designer Charlotte Landini, Elena vastano
Stage manager Juri Ciocca
Make-aup artist Francesca Attanasio
assistente alla regia Diletta Vannucchi
stage manager Juri Ciocca
PERSONAGGI E INTERPRETI
Ricardo  Albenori  Maria Costanza Nocentini soprano
Leonora Dorini  Susanne Ekberg  soprano
Erminio  Rossetti, fratello di Eleonora, Kentaro Kitaya tenore
Doralice Rossetti Laura Andreini soprano
Flaminio Castravacca  Moises Salazar tenore
Cornelia Buffacci  Francesco Ghelardini alto
Rosina Caruccia Floriano d’Auria mezzosoprano
Capitano Rodimarte Bombarda Andrea Sari Baritono
ORCHESTRA
oboe barocco Marco Di Manno
violini I Eleonora Turtur, Giacomo Granchi, Tommaso Bruno
violini II Angela Tomei, Alessia Di Palma 
viola Giulia Ermirio
violoncello Veronica Lapiccirella
contrabbasso Mario Crociani
tiorba e chitarra barocca Andrea Benucci
clavicembalo Dimitri Betti 
maestro  collaboratore Giacomo Benedetti

martedì 13 ottobre 2015

BERGAMO / Al via Bergamo lirica nel segno della Donizetti Revolution

BERGAMO - Giovedì 15 ottobre con Don Pasquale si avvia la nuova stagione Lirica di Bergamo organizzata dalla Fondazione Donizetti e diretta da Francesco Micheli. Una stagione composta da tre sezioni, DoReMix: “Do” sta per “Donizetti operai”, il festival internazionale dedicato al grande compositore cittadino, “Re” per “Repertorio” opera, danza e musica sinfonica, “Mix” per “miscellanea” d'iniziative grazie alle quali l'opera si declina in forme innovative usando altri linguaggi per aprirsi alla città e ai giovani.

Questi gli appuntamenti in programma nei prossimi giorni di ottobre:
17, 18, 24 e 25 ottobre, Casa Natale di Gaetano Donizetti: “A casa di Gaetano” concerti da camera degli allievi del Conservatorio di Bergamo (DO)
15 e 17 ottobre, Teatro Donizetti: “Don Pasquale” (DO)
21 ottobre: Teatro Donizetti, “Dallo Stabat Mater al Guglielmo Tell”: concerto di musiche di Rossini con l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna diretti da Michele Mariotti (RE)

DO – DONIZETTI OPERA
Don Pasquale (15 e 17 ottobre), capolavoro buffo di Donizetti con Christopher Franklin sul podio dell'Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano e la regia di Andrea Cigni. Capolavoro estremo di Donizetti, summa dell’opera buffa del primo Ottocento, progenitore di altri “capolavori estremi” come Falstaff e Gianni Schicchi (non a caso tutte opere imperniate sul baritono protagonista, personaggio afflitto dalla comica tragicità dell’avviarsi alla vita senile) vanta nel ruolo del protagonista il baritono Paolo Bordogna, considerato fra i più importanti interpreti di oggi e recente interprete di un disco Decca dedicato ai suoi ruoli buffi. Al suo fianco un gruppo di giovani vincitori del Concorso AsLiCo (Maria Mudryak, Pietro Adaini, Pablo García Ruiz) e il Coro OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola. L'allestimento, coprodotto dai Teatri di OperaLombardia e dalla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, porta la firma del regista Andrea Cigni e debutta in Italia a Bergamo dopo alcune recite di grande successo in Francia alcuni mesi fa; le scene e i costumi sono di Lorenzo Cutuli; il light designer è Fiammetta Baldisseri.
Nei weekend di ottobre “A casa di Gaetano”, concerti di musica da camera degli allievi del Conservatorio di Bergamo.

RE - REPERTORIO
La sezione “Re”, si apre il 21 ottobre con un concerto dell'Orchestra e del Coro del Comunale di Bologna guidati dal direttore musicale Michele Mariotti, impegnati in due celebri pagine di Rossini: la Sinfonia e i ballabili dal Guillaume Tell, quindi lo Stabat Mater che nel 1842 fu diretto in prima italiana proprio dal Bergamasco con la partecipazione di quattro solisti d’eccezione come Yolanda Auyanet, Veronica Simeoni, Antonino Siragusa e Michele Pertusi.

MIX - MISCELLANEA
Iniziative che animano spazi noti e meno noti della città. Conferenze, reading, spettacoli di teatro musicale, iniziative dedicate ai più piccoli, concerti cameristici e sinfonici.

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI
Gli abbonamenti e i biglietti si acquistano online oppure  presso il Teatro Donizetti (piazza Cavour 15 – Bergamo).
Gli abbonamenti hanno un costo da 62 a 334 euro.
I biglietti da 8 a 70 euro.
Da quest'anno i bambini fino a 10 anni entrano con solo 1 euro.
Per le prove generali riservate agli studenti, il biglietto ha un costo di 10 euro.
Informazioni: tel. 035.4160601/602/603; gruppi e prenotazioni tel. 032.4160681 oppure gruppi@donizetti.org www.donizetti.org e acquisto online su vivaticket.it
Per informazioni e dettagli sugli spettacoli: tel. 0354160681 oppure www.donizetti.org / info@donizetti.org

(fonte: comunicato stampa)

lunedì 5 ottobre 2015

MILANO / Il Festival Liederiadi fa "dieci" e si espande al Barocco con la "prima" dell'Amadigi di Handel

Da destra: Guadagnini, Lazareva e Percivaldi in conferenza stampa
MILANO - Dieci appuntamenti di musica vocale e corale da camera in cui si spazierà dai "classici" di Schubert e Schumann fino ai molto meno noti lieder macedoni e brasiliani. Il Requiem di Bob Chilcott dedicato alle vittime della Grande Guerra come apertura solenne il 18 ottobre e uno sguardo al Barocco con una prima assoluta per Milano, quella  dell'Amadigi di Gaula di G.F. Händel. Tutto questo, e molto di più, sarà offerto dalla X Stagione del Festival Liederìadi, fondato nel 2006 e diretto dal tenore milanese Mirko Guadagnini, presentata lo scorso primo ottobre a Palazzo Marino. Con Guadagnini, a illustrare le peculiarità di un programma che si annuncia davvero di estremo interesse c'erano l'assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Dal Corno, la regista e cantante Oksana Lazareva e la storica e saggista Elena Percivaldi.
Bob Chilcott
Questi dieci anni - ha spiegato Guardagnini- rappresentano un traguardo significativo per una rassegna musicale che - a Milano come in Italia - si conferma unica  nel suo genere. Il progetto di quest'anno si intitola  “La voce al centro della musica”, e dà il via a un percorso dove «la scelta dei repertori spazia su altre forme di musica vocale includendo, tra le proposte, opere ancora poco eseguite ma che trovano, come accade nel Lied, la perfetta corrispondenza di testo cantato e scrittura musicale».
Il programma del Festival Liederìadi, che si terrà quasi tutto alla Palazzina Liberty di via Marinai d'Italia (tranne l'Amadigi che sarà al Piccolo Teatro Studio), prevede principalmente appuntamenti di liederistica, genere che resta il fiore all’occhiello della proposta artistica su cui il Festival è nato e cresciuto fino a diventare un unicum in Italia. Tra gli altri, sono previsti una monografia schubertiana per 4 voci miste e fortepiano, che porterà alla riscoperta di quartetti, terzetti, duetti e Lieder di rarissimo ascolto e i Myrthen-Lieder di Schumann, interpretati dallo stesso Guadagnini e dal soprano Marcella Orsatti.
Si aggiungono concerti per coro e pianoforte e concerti per coro e piccola orchestra. Il Festival si amplia infatti aprendosi alla musica contemporanea per coro e soli, con la proposta di opere di artisti viventi. A inaugurare questo filone - e l’intera stagione - il Requiem per Soli, Coro e Orchestra del compositore inglese Bob Chilcott che, per l’occasione, sarà presente a Milano il 18 ottobre per dirigere il suo capolavoro.
L’esecuzione del Requiem di Bob Chilcott si inserisce nel progetto “Un Requiem per ogni anno della Grande Guerra” che avrà durata quadriennale (2015-2018) e che prevede, anche per le prossime edizioni del Festival, l’esecuzione di una Messa da Requiem composta da autori italiani ed europei contemporanei che hanno voluto cimentarsi in questa non facile costruzione polifonica.
Il repertorio del canto barocco - del quale Guadagnini è tra i maggiori conoscitori ed esecutori - sarà protagonista della messa in scena di Amadigi di Gaula di G.F. Händel con la regia di Oksana Lazareva e la direzione, per 5 solisti e l’Intende Voci Chorus et Musici, dello stesso Guadagnini. L’opera, in programma il 29 marzo 2016, rappresenta un evento del tutto eccezionale e si terrà al Piccolo Teatro Studio di Milano. «Sono passati esattamente trecento anni dalla prima di “Amadigi”» spiega Oskana Lazareva. «Era il 1715, il teatro era il King’s Theatre di Londra. Sappiamo che dopo qualche spettacolo l’opera fu ingiustamente messa da parte e dimenticata. A mio avviso merita invece un’attenzione particolare. La storia originale di “Amadigi” è caratteristica dell’opera barocca: ambientazione fiabesca, magie e deus ex machina. Essendo però un’opera rara non porta con sé il consueto bagaglio di tradizioni e di prassi esecutive, regalandoci la libertà da qualsiasi schema precostituito. Ed è quello che faremo».
Mirko Guadagnini
Il contesto di questa autentica rarità del teatro barocco è stato illustrato dalla storica Elena Percivaldi, la quale ha ricordato tra le molte cose come «in Italia in teatro l'Amadigi sia stato portato solo due volte (nel 2002 a Napoli e nel 2004 a Roma, entrambe sotto la direzione di Rinaldo Alessandrini) e a tutt'oggi esistano solo due incisioni complete delle quali la più importante è quella diretta da Marc Minkovski per invita i nuovi interpreti a stimolanti e inesplorate letture tutte da vedere e da ascoltare».
Sostenitore importante ed entusiasta della stagione è il Comune di Milano che, attraverso l’assessorato alla Cultura diretto da Filippo Del Corno, offre ancora una volta ospitalità al Festival Liederìadi presso la Palazzina Liberty, grazie a un accordo di collaborazione che ha trovato nuova linfa anche nella condivisione del progetto presso il Piccolo Teatro Studio.
Erato nel 1991.  Un vero peccato perché si tratta di un lavoro spettacolare sia dal punto di vista musicale che scenico. Questa occasione sarà dunque particolarmente importante perché

Per informazioni e programma: www.festival-liederiadi.it