Musica

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mercoledì 17 dicembre 2014

SCALA / Fidelio in chiaro e scuro, ma sempre inno alla Libertà e alla Salvezza

Successo per il capolavoro di Beethoven che inaugura la Stagione scaligera


credit Brescia/Amisano Teatro alla Scala
Di Elena Percivaldi

Un Fidelio grigio, cupo, nel tempo ma contemporaneamente fuori dal tempo. Con un'umanità abbruttita, schiantata dalla tirannide e dagli abusi del potere, che si contorce al buio nelle viscere della terra. E la cui speranza di vedere la Luce, momentaneamente concessa, viene beffardamente e subito infranta. Occorre attendere la redenzione finale, che avviene grazie a un'eroica donna. Una guerriera nel nome dell'Amore. Non staremo a scrivere l'esegesi del capolavoro di Ludwig van Beethoven, perché è già stato fatto e in ben altre sedi. Il profano può ritenere curioso che a scrivere questa apoteosi dell'amore coniugale sia stato un compositore “misogino”, e che per giunta non si è mai sposato. Ma è una curiosità dettata da un approccio superficiale da salotto tv. Perché in realtà Ludovicovan, come tutti sanno, misogino non fu affatto. Amava le belle donne, aveva molte muse, le corteggiava con discrezione e con molte di loro ebbe relazioni, e non solo platoniche. Anche il mito della sua “verginità”, fatto circolare ad arte dal suo primo biografo Schindler, era - appunto – soltanto un mito. E Fidelio è l'apoteosi di questo: della Donna come vettore di Sapienza e di Salvezza, dell'Uomo che si affranca dalle catene della schiavitù dettata dall'inettitudine e dall'ignoranza (grazie alle quali il potere sguazza, ahinoi con quanta attualità!), dell'Amore come forza che vivifica il Mondo e che si fa incarnazione dello Spirito. Tutte cose che sarebbero piaciute, e tanto, a un certo Richard Wagner, e che fanno di questa sublime opera ben più che quell'ibrido di canto sporadico inserito in mezzo a dialoghi in tedesco (Singspiel). E' uno strumento di riflessione ed elevazione. Al pari di un inno religioso. Forse persino di più. Capire e far capire questo sarebbe la prima, vera conquista da ottenere volendo riproporre oggi Fidelio agli ascoltatori, anche sedicenti esperti. E respirare una boccata di ossigeno dopo il degrado visto intorno alla Prima che ha inaugurato la Stagione della Scala nell'anno di Expo, dove vip coatti e incartapecoriti e pseudo signore bene hanno fatto una figura a dir poco agghiacciante – guardate il simpatico video di Youmedia (http://youmedia.fanpage.it/video/ab/VInMYuSwUP-7gZzA) – confondendo gli acuti di Leonore con i singulti di una pornostar tedesca, e alcuni interpreti con i protagonisti di noti Manga giapponesi. Roba da interdizione a vita (con ignominia) da qualsiasi teatro di quartiere, figuriamoci il Tempio della Lirica.
Ma lo spazio è tiranno quindi diremo brevemente dell'allestimento (si recensisce la replica del 16 dicembre) con annessi e connessi. La lettura registica fatta da Deborah Warner, pur non convincendoci del tutto per via di alcune prosaicità del tutto gratuite (Mocio vileda operativo con detersivo manovrato da Leonore/Fidelio, panni stesi ovunque, Marzelline che stira on stage scansando civettuola le avances del borgataro Jaquino) ha però nel complesso intrigato senza dissacrare a tutti i costi in nome della dittatura del Regietheatre e dei suoi plaudenti reggicoda, che infestano ormai quasi tutti i Teatri d'opera del globo (Scala compresa, vedi la sciagurata Traviata dell'opening dello scorso anno). La regista inglese, già cimentatasi nel capolavoro beethoveniano a Glyndebourne nel 2001, sceglie di mettere in scena invece di un carcere strictu sensu una fabbrica dismessa e in rovina, resa ancora più cupa dalle luci bicromatiche (chiare/scure) di Jean Kalman. Ma a ben vedere, con il suo squallore e la sua disumanità, la fabbrica dismessa è un carcere, dell'estetica e dell'anima, anche quello. Le scene e i costumi, contemporanei ma generici e comunque tutto sommato non brutti, sono di Chloe Obolensky.
Per la parte musicale, partiamo dalla decisione di Daniel Barenboim di aprire con la Leonore n. 2 e non con l'ouverture prevista da Beethoven nella versione finale dell'opera: opzione discutibile, ma che chiarisce subito che la lettura fatta dal maestro non è “neoclassica” ma “romantica”. Quindi basata sul contrasto titanico tra principi opposti (il Bene e il Male?). Dalla contrapposizione Tesi e Antitesi alla fine non emerge però una hegeliana Sintesi ma tutto è risolto in una sorta di magma primordiale. Il suono viene di conseguenza: sbuffi di potenza improvvisi, grande maestosità sinfonica, timbrica a volte (corni) sopra le righe. Quello che difetta sono le sfumature cameristiche che pure ci dovrebbero essere (non dimentichiamo che dietro all'elaborazione c'è un certo Mozart...), col risultato che l'enfasi, a volte, risulta decisamente troppa.
Veniamo agli interpreti. La perla della serata è stata Anja Kampe, autrice di una prova maiuscola. La sua vocalità imponente, la passione che trasudava da ogni sillaba e da ogni gesto l'ha resa una Leonore davvero eroica e di gran peso. Il suo personaggio ha subìto, con lei sulla scena, una vera e propria trasformazione: virago muscolare quando veste i panni di Fidelio fingendosi uomo, via via nel proseguire della trama fa emergere invece la sua autentica (e mai sopita) femminilità stemperandola in momenti di fiera nobiltà e infinità dolcezza. Ha grande fascino, la Kempe, in questo ruolo che fu a suo tempo dell'ammaliante Wilhelmine Schroeder-Devrient. E lei lo veste anche stavolta (come le oltre settanta precedenti) a meraviglia.
Alla prima del 7 dicembre Klaus Florian Vogt aveva destato molte perplessità ed era apparso dal punto di vista vocale e intepretativo decisamente sottotono. In questa replica invece è parso in migliore forma. Certo non è – ma lo si sapeva giù prima! - quell'Heldentenor che si è imposto nella prassi per questo ruolo perché ha una voce leggera e chiarissima, quasi angelica. Il suo Florestan lascia sullo sfondo i tratti più cupi, romantici e tormentati del personaggio per enfatizzarne la nobiltà e l'innocenza, violate entrambe e umiliate dalla spietata ingiustizia del potere. Interessante lettura, anche se non particolarmente originale, comunque non ci è dispiciuta.
Per quanto riguarda l'Antagonista, Don Pizzarro, Falk Struckmann ha dato come attore ottima prova di sé incarnando molto bene la malvagità assoluta (e la doppiezza) del personaggio, cui ha donato tratti davvero mefistofelici. Però vocalmente ci è parso in difficoltà e sottotono, soprattutto nell'emissione, e ha dato la sensazione più di una volta di non riuscire a “tenere”.
Ovazione per Kwangchul Youn, che ha tratteggiato un Rocco corretto dal punto di vista vocale e che drammaturgicamente è riuscito persino a rendere simpatico quello che solitamente è un capocarceriere asservito al potere e non scevro da abiezioni, quindi un pendaglio da forca. La sua “figliola” Marzelline, ovvero Mojca Erdmann, è graziosissima, con questi costumi sembra ancora più giovane di quello che è (classe 1975, ma qui le daresti vent'anni o poco più), però vocalmente è troppo leggera e flebile, negli ensemble sparisce e in certi momenti, anche da sola, praticamente non si sente. Menzione infine per il Jaquino di Florian Hoffmann, il primo prigioniero di Oreste Cosimo e il secondo prigioniero di Devis Longo, tutti corretti ma niente di più. Grande invece Peter Materi, che nel suo brevissimo cameo ha letteralmente scolpito nella roccia, con la sua vocalità poderosa e presenza scenica monumentale, un Don Fernando nobilissimo e di grande classe. Encomiabile, al solito, il coro diretto da Bruno Casoni. Chiude così ufficialmente l'era Lissner, e si apre quella Pereira. Applausi per tutti, e soprattutto per Barenboim che, travolto dalle ovazioni, da Milano non poteva davvero accomiatarsi meglio.

lunedì 15 dicembre 2014

ROMA / Torna la rara "Giuditta" di Scarlatti


La Giuditta (1697) oratorio capolavoro di Alessandro Scarlatti,
in una rara esecuzione giovedì 18 dicembre al Teatro Olimpico
per la stagione della Filarmonica Romana.
Alessandro Quarta dirige il Concerto Romano, ensemble specializzato nel repertorio antico,
con le voci soliste di Francesca Aspromonte, Hilary Summers e Luca Cervoni.
Il concerto verrà registrato da Rai Radio3 per successive trasmissioni
radio3


Roma, 15 dicembre 2014 – Vicende di guerra e di violenza, di passioni e di esaltazione mistica si intrecciano nella Giuditta di Alessandro Scarlatti, libretto di Antonio Ottoboni, capolavoro che rappresenta la punta di diamante del ricco corpus di composizioni che il musicista ha dedicato al genere dell’oratorio e che l’Accademia Filarmonica Romana ospita come ultimo concerto del 2014 giovedì 18 dicembre al Teatro Olimpico (ore 21). L’esecuzione – registrata da Rai Radio3 per successive trasmissioni – sarà affidata a Concerto Romano, ensemble italiano specializzato nel repertorio antico, con una particolare attenzione a quello romano del Seicento, dal 2009 presente e applaudito in molte stagioni concertistiche in Italia, Germania ed Austria. Fondato e diretto da Alessandro Quarta, Concerto Romano è affiancato per quest’occasione da tre voci di prestigio internazionale, particolarmente apprezzate nell’interpretazione della musica dei Seicento: sono il soprano Francesca Aspromonte (Giuditta), il contralto Hilary Summers (Nutrice) e il tenore Luca Cervoni (Oloferne).

Di Giuditta si conoscono due versioni, la prima del 1693 e il lavoro che si ascolterà in questo concerto, la Giuditta detta “di Cambridge”, del 1697 il cui manoscritto è conservato presso la Rowe Music Library del King’s College di Cambridge. Quest’ultima, a confronto con la precedente, testimonia come nell’arco di pochi anni il gusto e le forme utilizzate da Scarlatti si sviluppino e stabiliscano lo standard formale della musica drammatica settecentesca, abbandonando quasi completamente gli stilemi e le forme del ‘600. Dal convenzionale numero di cinque personaggi della precedente versione, si passa ad un numero di tre: Giuditta, la Nutrice e Oloferne, e dal punto di vista drammaturgico questa soluzione minimalista risulta essere uno dei punti di eccezionale forza di questo oratorio, ove l’azione – Giuditta, ricca e bella vedova ebrea che per salvare la città di Betulia e il suo popolo affronta il terribile Oloferne, uccidendolo nel sonno dopo aver banchettato con lui – è condotta sempre in primo piano sui protagonisti, che hanno modo e luogo di esprimere ogni sfumatura del loro carattere: orgoglio, determinazione, fede, paura, seduzione in Giuditta, saggezza, mestiere, fedeltà nella Nutrice, vanagloria e svenevolezza in Oloferne.
“La sinergia fra il libretto di Antonio Ottoboni (veneziano, padre del più famoso Pietro cardinale e mecenate musicale fondamentale della Roma di quegli anni) e il genio di Alessandro Scarlatti, qui oramai maturo, dà luogo ad un vero capolavoro”, così ci introduce alla partitura Alessandro Quarta, che prosegue: “tale e tanta è la coscienza teatrale e l’esperienza ‘narrativa’ scarlattiana, che mai, in nessun punto, l’ascoltatore sente la mancanza della scena, come nell’intensissima aria senza basso continuo di Giuditta ‘Chi m’addita dove sta’, espressione sospesa ed intima di timorosa riflessione di fronte all’azzardo dell’impresa”.

Info: tel. 06-3201752, email promozione@filarmonicaromana.org
Biglietti: 30, 25, 20 euro. Riduzioni per studenti (con la Log-In Music card), scuole e associazioni.
Ufficio stampa: Sara Ciccarelli, cell. 339 7097061, email: uff.stampa@filarmonicaromana.org

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TEATRO OLIMPICO

GIOVEDì 18 DICEMBRE 2014 ore 21



LA GIUDITTA



La Giuditta
oratorio in due parti (Roma 1697)

libretto di Antonio Ottoboni
musica di Alessandro Scarlatti

Giuditta
Francesca Aspromonte soprano

Nutrice
Hilary Summers contralto

Oloferne
Luca Cervoni tenore

Concerto Romano
Paolo Perrone*, Gabriele Politi, Laura Corolla,
Boris Begelmann, Mauro Massa, Lathika Vithanage, Antonio De Sarlo violini
Pietro Meldolesi, Teresa Ceccato viole
Marco Ceccato violoncello
Matteo Coticoni contrabbasso
Francesco Tomasi arciliuto e chitarra
Giovanni Battista Graziadio fagotto
Stefano Demicheli cembalo
Andrea Buccarella organo

Alessandro Quarta direzione e concertazione
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INFO:www.filarmonicaromana.org/

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Il CONCERTO ROMANO, creato e diretto da Alessandro Quarta, nasce con lo scopo di dare vita ad un progetto legato al compositore romano Francesco Foggia (1604-1688). La riesumazione della vasta opera di questo compositore ha incontrato un grande favore da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Questo primo passo ha segnato quella che sarebbe stata la linea del gruppo: occuparsi della musica della sua città. Di fatto, a Roma, non esisteva una realtà musicale specifica che si occupasse sistematicamente di quel meraviglioso mondo musicale che è il ‘600 romano. Lo stupore visivo degli affreschi, dei quadri, delle architetture barocche dell’Urbe, possedeva una altrettanto stupefacente controparte sonora, che la storia della musica, dalla decadenza del potere della Chiesa, aveva ricoperto di polvere ed oblio, eccezion fatta per alcuni grandi nomi, come ad esempio Giacomo Carissimi, o Luigi Rossi. Eppure le biblioteche romane traboccano di meraviglie e gemme musicali la cui riscoperta fornirebbe un non piccolo servizio alla storia della musica italiana, e, nello specifico, alla cultura di una città fin troppo nota per gli occhi del mondo, e troppo poco per le orecchie…
L’ensemble è formato da un organico variabile di esecutori, cantanti e strumentisti, specializzati nel repertorio antico. Dopo il grande successo ottenuto nel 2009 nella rassegna Tage Alter Musik Herne in Germania, il gruppo è stato presente in molte stagioni concertistiche in Italia, Germania ed Austria, ottenendo sempre un grandissimo favore di pubblico e critica (fra gli altri: Rheingau Musikfestival, Niedersaechsische Musiktage, Haendel-Festspiele Halle, Haendel-Festspiele Karlsruhe, WDR3 Funkhauskonzerte, Bach-Biennale Weimar in Germania, e Originalklang e Resonanzen della Konzerthaus di Vienna, dove, in gennaio 2015 è in programma la prima in tempi moderni della Serenata a 5 di Alessandro Scarlatti, nella Grosser-Saal).

Alessandro Quarta, direttore e compositore, svolge attività concertistica con particolare attenzione al repertorio vocale Rinascimentale e Barocco. È fondatore e direttore dell’ensemble vocale e strumentale Concerto Romano con il quale si dedica principalmente alla riscoperta del repertorio romano (e più in generale italiano) dei secc. XVI e XVII. L’attività concertistica con questo ensemble ha riscosso ampio favore nel pubblico italiano ed europeo (Fondazione Palestrina, Oratorio del Gonfalone, Tage Alter Musik-Herne, Rheingau Musikfestival, Niedersachsische Musiktage, Handels-Festspiele di Karlsruhe, WDR Funhaus-Konzerte Koeln, Wiener Konzerthaus, ed altri), ottenendo significative recensioni della stampa. Con il Concerto Romano ha inciso due CD per l’etichetta Christophorus, l’ultimo dei quali, Sacred music for the Poor è stato nominato fra i progetti discografici più interessanti del 2014 dalla giuria del Preis der Deutschen Schallplattenkritik.
Nel 2004 è stato direttore ospite del festival operistico Musica nel Chiostro di Grosseto, dove ha diretto la prima italiana dell’Opera seria di L. Gassmann. Dal 2007 al 2012 ha ricoperto la carica di maestro di cappella della Insigne Cappella Musicale del Pantheon, ed è attualmente maestro nella Chiesa di S. Lucia al Gonfalone a Roma.
Dal 2007 è docente di canto madrigalistico presso i corsi internazionali di musica antica della FIMA (Fondazione Italiana per la Musica Antica – Urbino), ove ha inoltre, nel 2013 tenuto una masterclass sull’oratorio romano del ‘600. Sempre nell’ambito didattico ha tenuto, nel 2013, un master di canto d’insieme presso il Conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Nel 2014 è direttore ospite del gruppo vocale Ars Nova di Salamanca, e della Hochschule für Musik und Tanz di Colonia, per la quale ha effettuato una masterclass con tre concerti sulla musica sacra romana del secolo XVII, in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiano di Colonia.
Insegna canto scenico presso la Scuola “Fondamenta” di Roma. Svolge attività di ricerca musicologica, incentrando l’attenzione sul repertorio inedito della Scuola Romana dei secoli XVI e XVII. Ha curato un’edizione moderna dell’Oratorio Mestissime Jesu di M. Marazzoli per Analecta Musicologica (DHI, Roma), ed è collaboratore dell’IBIMUS (Istituto Bibliografico Musicale italiano), per il quale ha in preparazione un volume antologico di musiche oratoriane romane. Per il 2015 sarà ospite alla Wiener Konzerthaus (Grosser-Saal) con una serenata inedita di Alessandro Scarlatti.
Ha pubblicato due CD per la casa discografica tedesca Christophorus Records, che hanno ottenuto eccellente riscontro della critica. L’ultimo CD, Sacred Music for the Poor è stato nominato fra i progetti discografici più interessanti del 2014 dalla giuria del Preis der Deutschen Schallplattenkritik.

Francesca Aspromonte nata a Cosenza nel 1991, dopo il pianoforte e il clavicembalo, intraprende lo studio del canto a diciassette anni con il soprano Maria Pia Piscitelli, diplomandosi nel 2014 con il massimo dei voti presso il Mozarteum di Salisburgo, sotto la guida del baritono Boris Bakow. Dal 2012 è allieva dell’Opera Studio di Renata Scotto, Anna Vandi e Cesare Scarton presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
La sua carriera solistica la porta a esibirsi nei più importanti palcoscenici internazionali come Opéra Royal de Versailles, Parco della Musica di Roma, Bozar di Bruxelles, Opéra National de Montpellier, Opéra de Vichy, Opéra de Reims, WDR Funkhaus Großer Saal di Colonia, etc. Si è esibita nell’ambito di prestigiosi festival tra cui Festival d’Ambronay, Festival di Aix-en-Provence, Musikfest Bremen, Festival Monteverdi-Vivaldi, Spirito della Musica di Venezia, con dirette del Circuito Euroradio per Rai Radio 3, Radio Vaticana, ORF Ö1, WDR Radio. Ha cantato sotto la direzione di Sir John Eliot Gardiner, Leonardo García Alarcón, Stefano Montanari, Alessandro Quarta e collabora stabilmente con ensemble specializzati nel repertorio barocco quali, fra gli altri, Concerto Romano, Cappella Mediterranea, Gambe di Legno Consort.
Tra i suoi impegni futuri L’Orfeo (La Musica) e il Vespro della Beata Vergine con il Monteverdi Choir diretto da John Eliot Gardiner in tournée negli Stati Uniti e poi a Londra (BBC Proms) e Versailles; Dido and Aeneas (Belinda) all’Opera di Firenze per il Maggio Musicale Fiorentino con la direzione di Stefano Montanari; una nuova produzione de L’Orfeo(Euridice) di Luigi Rossi con Raphaël Pichon all’Opéra National de Lorraine a Nancy, poi in tournée in Francia.


Hilary Summers è nata nel sud del Galles e ha studiato musica alla Reading University, proseguendo poi presso la Royal Academy of Music e il National Opera Studio di Londra. Specializzata nel repertorio barocco, lavora regolarmente con molti ensemble europei che suonano su strumenti antichi, come l’Academy of Ancient Music e Christopher Hogwood, Les Arts Florissants e William Christie, The King’s Consort e Robert King, The English Concert e Andrew Manze. Profonda conoscitrice e amante appassionata della musica contemporanea, si esibisce in occasioni prestigiose come Le marteau sans maître di Boulez, eseguito in tutta Europa con la direzione del compositore e l’Ensemble Intercontemporain, la cui registrazione ha riscosso il plauso incondizionato della critica. È stata la prima interprete del ruolo di Stella in What Next? di Elliott Carter alla Berlin Staatsoper, diretta da Daniel Barenboim, e del ruolo di Irma in Le Balcon di Peter Eötvös al Festival di Aix-en-Provence nel 2002. Ha registrato numerose colonne sonore per il cinema con musiche di Nyman, oltre a interpretare il ruolo principale nella sua opera Facing Goya, scritto appositamente per lei.
I suoi progetti futuri prevedono esibizioni nel ruolo di Juno nel Semele di Händel per la Canadian Opera Company alla Brooklyn Academy a New York e Mrs. Darling/Tiger Lily nella nuova produzione di Peter Pan di Richard Ayres alla Welsh National Opera.

Luca Cervoni. Nato a Tivoli (Roma), ha studiato canto al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Si è perfezionato in canto madrigalistico con Alessandro Quarta e sulle composizioni solistiche di Monteverdi con Rinaldo Alessandrini ai corsi internazionali di musica antica di Urbino. È stato fra i vincitori del concorso per i 400 anni dell’Orfeo di Monteverdi, andato in scena a Mantova e a Praga e diretto da Roberto Gini. Ha approfondito lo studio del repertorio classico e preromantico con Anna Maria Ferrante. Svolge attività concertistica collaborando con alcuni fra i più apprezzati gruppi di musica antica europei: Academia Montis Regalis diretta da Alessandro De Marchi, Concerto Romano diretto da Alessandro Quarta, Collegium Vocale Gent diretto da Philippe Herreweghe, La Capella Real de Catalunya diretta da Jordi Savall, Mare Nostrum diretta da Andrea De Carlo, Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini. Fra gli ultimi impegni figurano la Messa in si minore di Bach, eseguita a parti reali con Sigiswald Kuijken per l’Accademia di Ambronay, L’Orfeo di Monteverdi con La Venexiana diretta da Claudio Cavina, vari oratori di Giacomo Carissimi, Bernardo Pasquini e Alessandro Scarlatti con Concerto Romano, Il ritorno d’Ulisse in Patria (ruolo di Anfinomo) al Teatro Regio di Torino diretto da Rinaldo Alessandrini e la versione italiana del Flauto magico (ruolo di Monostato) al Teatro dell’Opera di Roma. Fra i prossimi impegni si segnala il ruolo di Inverno per la prima in tempi moderni della Gloria di Primavera di A. Scarlatti per il festival Resonanzen alla Wiener Konzerthaus con Concerto Romano, diretto da Alessandro Quarta. Ha inciso per Christophorus Records e Sony Harmonia Mundi.

sabato 8 novembre 2014

TORRE DEL LAGO / Omaggio a Magda Oliviero

Magda Oliviero
TORRE DEL LAGO - Domenica 9 novembre (ore 16.00)  per il ciclo “La Domenica a Teatro” si terrà una conferenza/ascolto dedicata ad uno dei più celebri soprani della storia della musica, Magda Oliviero. L'incontro  si terrà a Torre del Lago presso la  Sala Belvedere del Gran Teatro Giacomo Puccini (ingresso libero). 
Maria Maddalena Olivero, in arte  Magda, aveva festeggiato 104 anni qualche mese prima della sua scomparsa avvenuta lo scorso mese di settembre. Donna di grande fascino, artista colta e con serissimi studi al conservatorio anche in composizione, aveva debuttato a soli ventitré anni alla Scala, per poi lanciarsi in  una carriera lunghissima. Della sua carriera e dei suoi trionfi parlerà Lisa Domenici con il supporto degli ascolti delle sue più celebri interpretazioni a cura di Bruno Spoleti.
Una  carriera cominciata  da bambina, a soli sei anni,  con lezioni di pianoforte, ma la  sua voce potente e la grande  facilità nel ricordare a memoria i testi delle romanze spinsero  i  suoi genitori a farle intraprendere la strada del canto. Dopo i primi difficili inizi, la Olivero incontrerà il maestro giusto: Luigi Gerussi. Sotto la sua guida imparerà a gestire la voce, arrivando al debutto, a Torino, nel 1932. Dopo appena un anno, visto il suo talento, salirà sul palco più prestigioso d'Italia, quello della Scala di Milano.Nel 1941 sposerà l'industriale italo-tedesco Aldo Busch, abbandonando per quasi un decennio le scene: riprenderà a cantare solo nel 1951 nell'opera Adriana Lecouvrer di Francesco Cilea, che per tutta la carriera rimarrà il suo cavallo di battaglia. Sarà proprio il maestro Cilea a farla tornare sulle scene. Da quel momento, il successo per lei arriverà a ogni esibizione, e sarà sempre crescente. All’età di 65 anni fu scritturata,  fra molte polemiche,  dal Sovrintendente del Teatro Metropolitan di New York, per  Tosca e fu naturalmente  un  trionfò ,  raccogliendo 20 minuti di applausi e articoli entusiasti della stampa americana. A 85 anni, caso unico nella lirica, ha inciso l'edizione integrale dell' Adriana Lecouvreur. A 89 anni passati ha registrato una selezione della Bohème, rivelando una voce ancora fresca e acuti esemplari. A Torre del Lago Magda Olivero è stata ospite di una Master Class per giovani artisti dell’Accademia di Canto del Festival Puccini .

Informazioni:
www.puccinifestival.it
info@puccinifestival.it

lunedì 3 novembre 2014

MILANO / Alla Scala Nucci "diventa" Simon Boccanegra. E trionfa

Simon Boccanegra alla Scala di Milano
di Elena Percivaldi
MILANO - Il “Simon Boccanegra” è opera complessa e poco conosciuta del repertorio verdiano, in cui è rientrata solo dopo una “riscoperta” operata negli anni Trenta del secolo scorso. La prima, alla Fenice di Venezia nel 1857, fece fiasco soprattutto a causa della vicenda troppo intricata, cui non riuscì a dare ordine l'arzigogolato libretto di Francesco Maria Piave. Rimasta nel cassetto dell'editore Ricordi per anni, l'opera fu poi rimaneggiata (sostanzialmente riscritta) da Verdi per la Scala dove andò in scena con discreto successo nel 1881. Ma si tratta di un lavoro molto diverso. Ventiquattro anni erano passati dalla prima alla seconda versione (curiosamente venticinque sono quelli, nella vicenda, tra il prologo e l'azione): un quarto di secolo in cui Verdi aveva meditato sui drammi umani, composto un lavoro cupo come “Don Carlo” e iniziato il sodalizio con Arrigo Boito (cui dovrà i toni mefistofelici, nel “Simon”, di Paolo). Aveva inoltre visto compiersi l'unità d'Italia, esprimendo solo pochi anni dopo, il 16 giugno 1867, in un'accorata lettera al nobile mantovano Opprandino Arrivabene (che con lui era in Parlamento) forti critiche e grande disillusione: «Cosa fanno i nostri uomini di Stato? Coglionerie sopra coglionerie! (…) Ora che tutti siamo uniti, siamo rovinati. Ma dove sono le ricchezze d’una volta?».
Il clima in cui viene rivisto il “Simon Boccanegra” è questo. Al dramma umano del protagonista (la donna amata che muore e la figlia, perduta e ritrovata dopo tanti anni ma amante del nemico) si unisce quello pubblico: gli odi tra Genova e Venezia, il tentativo di scongiurare la guerra in nome della patria comune, le congiure e i tradimenti e la morte finale, dove la speranza è consegnata alla riappacificazione tra vecchi e nuovi nemici, con la tiara dogale consegnata al genero, flebile speranza per un futuro meno cupo.
Alla Scala di Milano il dramma verdiano è ritornato con la stessa produzione (con la Staatsoper di Berlino) che debuttò nel 2010 con Placido Domingo nel ruolo del titolo. Si ascolterà di nuovo Domingo, reduce peraltro da una non certo brillante prova come Conte di Luna nel “Trovatore” a Salisburgo, nella seconda parte delle recite: si divide infatti con Leo Nucci le rappresentazioni e parimenti sul podio si alternano Stefano Ranzani e Daniel Barenboim. Noi abbiamo visto, il 2 novembre, la versione Ranzani-Nucci e su questa commentiamo.
Cominciamo dalla regia di Federico Tiezzi per dire che ci è parsa convincente e suggestiva, così come le scene di Pier Paolo Bisleri, scarne e cupe e quindi in tono con un dramma in cui il pessimismo aleggia dalla prima nota al finale e riveste accenti inesorabilmente cosmici. Molte le citazioni, dai pittori Pre-Raffaelliti (Dante Gabriele Rossetti, Burne-Jones, Millais) al “Buon Governo” del Lorenzetti, dal simbolismo di Puvis de Chavannes al romanticismo tedesco. E a questo proposito perfetta ci è parsa la collocazione, nella sala ducale proprio sopra il trono dell'algido "Naufragio della speranza", alias "Il mare di ghiaccio", di Caspar David Friedrich: epigrafe (anzi, epitaffio funebre) alla cattiva politica, ridotta a un guazzabugio di odi e rivalità familiari e ataviche che non può non risolversi nel dramma (in questo caso la morte dell'idealista Simone), prima della catarsi finale.
Leon Nucci (Simon Boccanegra)
La grande magnificenza della Genova dei dogi non c'è. Il Palazzo ducale è una sorta di luogo immaginario, a farne intuire la presenza è solo l'architettura gotica delle sedute dei membri del consiglio e del trono: più che circostanziare in un tempo e in un luogo ben preciso, la Genova del Trecento, il regista sembra voler puntare su un archetipo – l'idea del potere, e le brame e le passioni che inevitabilmente lo circondano - che è lo stesso e si perpetua e di declina sempre e ovunque, con lievi varianti, ma allo stesso modo.
Particolarmente riuscita ci è sembrata la prima scena dell'Atto primo, il cui denso simbolismo è però molto chiaro e pregnante: tre cipressi, radici in vista, sono calati lentamente dal cielo fino a terra mentre Simone e Maria/Amelia scoprono il loro legame familiare di padre e figlia. L'albero della vita, con tutto il suo portato metaforico, torna a radicarsi sulla terra proprio nel momento dell'agnizione e la famiglia ritrova la sua unità. L'equilibrio dopo tanti anni ritrovato è però, lo si vedrà subito dopo, solo una effimera chimera. Sull sfondo aleggia, elemento catartico e salvifico, presente in dense pennellate scure che ne evocano la procella, il mare, da cui Simone che è corsaro proviene e al quale alla fine, annaspando in cerca di ristoro dall'oscuro veleno che lo sta consumando, si rivolge inutilmente.

I costumi di Giovanna Buzzi sono magnifici. Quello di Simone pare ricalcato sul celeberrimo ritratto del doge (di Venezia però) Leonardo Loredan, opera del Giambellino, quelli di Maria/Amelia evocano le eteree e sensuali donzelle preraffaellite, il coro finale in abiti ottocenteschi riporta la vicenda, nel compiersi del dramma, ai tempi di Verdi e al clima politico degli anni risorgimentali e immediatamente seguenti l'unità, con annessa disillusione di cui sopra.
Giovanni Bellini, Ritratto del doge Leonardo Loredan (1501)
Spunti su cui meditare anche in questi giorni.

Passiamo ora alla parte musicale. Di grande classe e impressionante impatto la performance di Leo Nucci. A 72 anni giganteggia sulla scena e fa “suo”, nel modo più completo e perfetto, Simone. La voce (che pure non può per motivi anagrafici essere squillante come una volta) tiene ancora benissimo con un livello di volume più che buono. Il doge è dipinto rispettando tutte le nuances prescritte da Verdi. Si esalta nei momenti più lirici (duetti con Amelia) e risolve con piglio regale quelli più imperiosi. Per lui trionfo e ovazione assolutamente meritati.
Entusiasmante la Maria/Amelia di Carmen Giannattasio, che si conferma una splendida artista. Deliziosa la sua avvenenza, accentuata dall'aura preraffaellita dei costumi. La voce è bella e corposa: notevole nel registro acuto (esaltanti i momenti più propriamente lirici, soprattutto nei duetti), mentre ci è sembrata un pochino più in difficoltà nei passaggi al registro grave. Poco male.
Ramón Vargas ha tratteggiato un Gabriele Adorno passionale e gagliardo ma dal punto di vista vocale ci aspettavamo qualcosa di più. La voce sembra aver perso un poco lo smalto di un tempo: i momenti migliori, anche nel suo caso, sono quelli più propriamente lirici, mentre qualche difficoltà di troppo è emersa nelle parti dove si richiede spessore drammatico.
Carmen Giannattasio (Maria/Amelia)
Alexander Tsymbalyuk ha un fisico imponente e sulla scena è un bel vedere anziché no. Il suo Fiesco è stato convincente sul piano interpretativo, ma la partitura richiede profondissime incursioni nel registro grave che non abbiamo sentito se non flebilmente: troppo poco per donare davvero al ruolo il “peso” vocale che richiede e che lo porta, in certi passaggi, a ravvicinarsi al Commendatore mozartiano con tutti gli annessi e connessi del caso. Rivedibile. Meglio il Paolo Albiani di Vitaliy Bilyy, anch'egli dotato di indubbia presenza scenica, che è stato capace di rendere, vocalmente e interpretativamente, l'ambiguità e la doppiezza di un personaggio dai tratti bruni e mefistofelici.
Stefano Ranzani ha diretto la difficile partitura verdiana scegliendo tempi che ricordano molto la edizione di Gavazzeni del 1973, che con quelle dirette da Abbado va considerata edizione di riferimento. Il piglio è sembrato deciso e aderente al testo (più di Barenboim che si è ascoltato nel 2010 e prenderà il testimone nelle recite del 6, 11, 13, 16 e 19 novembre), i cui tempi sono decisamente dilatati), anche se forse alcuni attacchi orchestrali ai momenti più lirici andrebbero smorzati. Come sempre ottimo il coro diretto da Bruno Casoni.

martedì 28 ottobre 2014

Zeffirelli: «La mia Aida venduta al Kazakistan? E io faccio causa alla Scala»

Franco Zeffirelli
MILANO - L'Aida firmata Franco Zeffirelli sbarca in Kazakistan? E il regista sbotta: porterò la Scala in tribunale. Ha del grottesco la vicenda che in queste ore sta infiammando le cronache musicali, causa scatenante la notizia che l'allestimento dell'opera verdiana - andata in scena al Piermarini nel 2006, con Roberto Alagna (Radames) che fu sommerso di fischi alla prima del 7 dicembre e nella successiva replica abbandonò la recita stizzito - sarà messo in scena  all’Astana Opera Theater  (la prima avrà luogo il 19 novembre). Appena appreso che il monumentale allestimento delizierà le platee del Kazakistan, il regista ha accusato in una lettera aperta la Scala di volerlo cacciare da Milano e annuncia causa. «Una sorta di vendetta da parte dei "cervelloni" della Scala - ha dichiarato Zeffirelli - che stanno pensando a me come un artista da dimenticare».  
L'AFFRONTO.
Un affronto secondo il regista,  «imperdonabile che hanno compiuto da padroni di un allestimento la cui eccellente qualità è stata largamente provata».  «L'infame procedura della Scala - annuncia il maestro - richiederà, fermamente, l'intervento della magistratura».
«Nel turbine dei miei impegni di lavoro che mi accompagnano e suscitano in me, lo confesso, un naturale piacere che riempie il mio cuore, nonostante l’età, debbo però stare bene attento a quello che entra nei miei ricordi con soddisfazione e quello che, qualche volta, suscita il mio vivo disappunto», scrive il maestro. «È il caso dell’infame e bestiale destino con cui la Scala ha gestito la mia ultima creazione di Aida nel 2006. Si trattava in effetti e con tutta umiltà della migliore produzione di questo capolavoro che abbia mai portato al pubblico e che ora è stata incredibilmente cacciata dal repertorio scaligero e venduta non scherzo, al teatro di Astana, in Kazakistan! Un destino purtroppo imprevisto perché questa vendita repentina ha trattato come merce avariata questo mio spettacolo che io reputo di grande valore e merito».
LA REPLICA.  
Non si è fatta attendere la replica del Teatro milanese, che nel pomeriggio ha ribadito in una nota che la cessione della produzione «è stata effettuata nel rispetto degli accordi e tutelando pienamente i titolari dei diritti, i Maestri Zeffirelli e Millenotti, che come da contratto sono stati contattati dall’Astana Opera Theatre per la corresponsione di quanto dovuto. Risulta inoltre che l’Astana Opera Theatre abbia chiesto al M° Zeffirelli di riprendere personalmente la produzione recandosi in Kazakhstan con un assistente. Infine desideriamo sottolineare che il contratto impegna l’Astana Opera Theatre a mettere l’allestimento a disposizione della Scala a titolo gratuito qualora il Teatro decidesse di programmarlo in una stagione futura».
La monumentale Aida del 2006 alla Scala
Gli abbonati e gli spettatori milanesi, ricordano dal Piermarini, hanno avuto occasione di vederla per 11 recite dirette da  Riccardo Chailly nel 2006, 7  da Daniel Barenboim nel 2009 e 9  da Gianandrea Noseda nel 2013, cui si aggiungono, nel 2009, 4 recite a Tokyo dirette dal M° Barenboim. Negli stessi anni la Scala ha restaurato e riproposto, a Milano e in tournée, la produzione di Aida firmata dal M° Zeffirelli insieme a Lila De Nobili nel 1963: nel 2009 si contano 6 recite a Tel Aviv di cui 3 con il M° Daniel Barenboim e 3 con il M° Omer Meir Wellber, che ha diretto ulteriori 10 repliche alla Scala nel 2012. "È dunque - continua la nota del Teatro alla Scala - solo dopo aver mandato in scena 47 recite in 8 anni delle due edizioni di Aida firmate dal Maestro Zeffirelli che il Teatro alla Scala ha commissionato una nuova produzione a un grande regista come il M° Peter Stein (in scena dal 15 febbraio) e ceduto all’Astana Opera Theatre l’edizione del 2006. L’edizione storica del 1963, che nel mese di novembre sarà rappresentata a Seoul, resta di proprietà della Scala come anche la celebre produzione de La bohème, anch’essa del 1963, che giungerà nel 2015 con la direzione del M° Gustavo Dudamel alla 20° ripresa» 
La storia tra Zeffirelli e la Scala iniziò nel 1953, quando firmò le scene per L’italiana in Algeri diretta da Carlo Maria Giulini, e  da allora ha firmato la regia per  21 titoli, tutti replicati molte volte, "per un totale - sottolineano al Piermarini - che supera le 500 rappresentazioni, e spesso restaurati a distanza di tempo».

RISVOLTI POLITICI.
Intanto la vicenda assume connotazioni politiche.  Il consigliere d’opposizione Riccardo De Corato (FdI) ha dichiarato: «Un grande regista come Franco Zeffirelli merita un trattamento migliore da Milano. Il suo sfogo di oggi deve essere attentamente preso in considerazione da una città che deve molto al genio di questo artista. Presenterò quindi un’interrogazione in Comune per chiedere le motivazioni dell’esclusione dal repertorio della Aida del 2006 venduta al Kazakistan». Nell'attesa che la magistratura intervenga, dunque, sarà il Comune a dover fare chiarezza sulla vicenda.


giovedì 23 ottobre 2014

MILANO / Al via il Festival Liederiadi con un raro Respighi

MILANO - Al via a Milano, con un ricco programma che condurrà ad Expo, la nuova edizione del Festival Liederìadi. Gli appuntamenti, che si tengono nella splendida cornice della Palazzina Liberty (in Largo Marinai d'Italia),  hanno lo scopo di far conoscere un repertorio, quello del canto solista accompagnato da pianoforte, che se è da sempre molto amato nel mondo tedesco (e basti pensare alle composizioni di Schubert e Schumann e a interpreti come Dietrich Fischer-Dieskau), in Italia è ancora poco conosciuto. Il Festival Liederìadi,  primo e finora unico nel suo genere in Italia, è nato nel 2000 da un'idea del tenore Mirko Guadagnini, grande interprete del barocco ma che grazie alla voce versatile e a una sensibilità musicale fuori dal comune è riuscito negli anni a cantare con successo praticamente di tutto: da Guillaume de Machaut a Britten, passando per Monteverdi, Mozart e Haydn.

Mirko Guadagnini
Il concerto inaugurale del Festival Liederiadi 2014 si terrà domenica 27 ottobre alle  ore 10.45: protagonista un inedito e raffinatissimo Ottorino Respighi.  Al termine, degustazione di vini   biologici di Stefano Milanesi.

Ingresso euro 15

Informazioni: http://www.festival-liederiadi.it/

 PROGRAMMA
Domenica 27 ottobre ore 10.45
Milano, Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1

Oksana Lazareva - contralto
Aldo Orvieto - pianoforte

RARITA' DI OTTORINO RESPIGHI
6 Melodie (1909) - 15 min.
•    In alto mare
•    Abbandono
•    Mattinata
•    Povero cor
•    Si tu veux
•    Soupir

La Sensitiva (1915) - 30 min.
poema lirico per mezzosoprano e orchestra, riduzione per pianoforte scritta dall’autore.

Ciclo meteorologico - 12 min.
di Ottorino Respighi e Federico Biscione

•    Nevicata (O.R.)
•    Notte di pioggia (F.B.) pianoforte solo
•    Pioggia (O.R.)
•    Arcobaleni mattutini (F.B.) pianoforte solo
•    Nebbie (O.R.)


Programma completo della stagione: http://www.festival-liederiadi.it/stagione-14-15

mercoledì 22 ottobre 2014

NAPOLI / "Cantar Lontano" in concerto per Tanzio da Varallo

 NAPOLI - Lo splendore delle note antiche si unisce all'Arte con la A maiuscola in un connubio magico. Il mix alchemico, di grande effetto, avverrà a cura della Fondazione Centro di Musica Antica Pietà de' Turchini in occasione dell’apertura della mostra Tanzio da Varallo incontra Caravaggio. Pittura a Napoli nel primo Seicento, in programma nelle Gallerie di Palazzo Zevallos Stiglianodal 24 ottobre 2014 al 11 gennaio 2015. Il complesso vocale e strumentale Cantar Lontano, diretto da Marco Mencoboni, eseguirà un concerto il cui programma, ideato per l’occasione,  prevede autori e composizioni coevi al geniale artista piemontese che soggiornò lungamente a Napoli, dove a suo dire esercitò anche l’attività di musico, traendone grande ispirazione per la sua vocazione pittorica.
Il concerto, intitolato "Cantar Lontano, Naufragantis mundi portus. La voce nei quadri di gratitudine", si terrà il 25 ottobre presso le Gallerie e  prevede tra gli altri musiche di Orlando di Lasso, Monteverdi, Frescobaldi.
Cantar Lontano si distingue per la ripresa e la diffusione di un repertorio sconosciuto fino a pochi anni fa ed è presente nei cartelloni dei più autorevoli festival e teatri Europei. A Mencoboni, che ne è il fondatore e direttore, si deve la prima esecuzione moderna di numerose opere vocali di Costanzo Porta, Ignazio Donati, Lodovico da Viadana, Giselin Danckerts e Diego Ortiz. Tra gli aspetti più significativi della programmazione artistica del gruppo, emerge  la ripresa di opere antiche nei luoghi in cui furono prodotte: è il caso del Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi realizzato con la tecnica del 'Cantar Lontano', eseguito nella Basilica Palatina di Santa Barbara, per la quale probabilmente venne concepito.
Il programma, che prevede tra gli altri musiche di Orlando di Lasso, Monteverdi, Frescobaldi,

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili
Info: www.turchini.it

PROGRAMMA


Cantar Lontano, Naufragantis mundi portus
La voce nei quadri di gratitudine

Concerto per Tanzio da Varallo
Tanzio da Varallo, Davide e Golia, ca. 1625, Pinacoteca civica, Varallo.

Anonimo (1551)
Le Forze d'Ercole (per clavicembalo solo)
Filippo Azzaiolo (fl. 1557)
Prima ora de la notte (a voce sola)
Pietro Pace (1559-1622)
Ave Maria (a voce sola)
Orlando di Lasso (1532-1594)
Ave Regina Coelorum a tre
Costanzo Festa (ca. 1485–1490 – 1545)
Io vorrei Dio d'Amore (a voce sola)
Gerolamo Frescobaldi (1583-1643)
Toccata seconda (per clavicembalo solo)
Claudio Monteverdi (1567-1643)
Ego flos campi (a voce sola)
Orlando di Lasso
O Maria ortus conclusus a tre
Andrea Falconieri (c. 1586 – 1656)
La Suave melodia e sua corrente
Lo Spiritillo
Giovanni Felice Sances (1600-1679)
Stabat mater dolorosa (a voce sola)
Ignazio Donati (1570-1638)
Domine in furore tuo (a voce sola)
Orlando di Lasso
Sancta et immaculata a tre

    

martedì 21 ottobre 2014

Insulae Harmonicae: sul Verbano la musica classica è solidale



VERBANIA - Cinque anni fa il Magazzeno Storico Verbanese (storica associazione culturale che si occupa della promozione del Verbano e del suo territorio)  era partito - magari con un po’ di incoscienza, sicuramente con tanto entusiasmo - varando una rassegna di concerti che voleva essere incentrata, anzi fortemente incardinata sulle meraviglie isolane del Golfo Borromeo: Isola Bella e Isola Superiore dei Pescatori. Nacque così - si era nel 2010 - la Rassegna Insulae Harmonicae, titolo curioso per il suo latinorum, magari un po’ lezioso, forse leggermente pretenzioso, ma come poi si è visto non privo di attrattiva. Era il 2010, ma i due temi che Insulae Harmonicae poneva alla base del proprio operare erano già presenti nei concerti che il sodalizio del Magazzeno Storico Verbanese offriva ai propri soci e ai simpatizzanti: il tema del “fare bene”, quindi della beneficenza, e il tema della musica classica, barocca specialmente.
Di lì a poco, le occasioni di fare musica cominciarono a collegarsi con quelle di fare beneficenza al di fuori dei territori isolani; se i primi concerti erano con lo scopo di stimolare il recupero dell’organo storico della chiesa di San Vittore in Isola Bella (con la sorpresa che poi nel corso dei lavori è emersa, consentendo la scoperta di un organo cinquecentesco Antegnati laddove si supponeva esserci un più comune e ottocentesco Biroldi...) il MSV faceva già dalla terza rassegna “puntate” concertistiche fuori dal Golfo Borromeo: la beneficenza non deve conoscere confini o barriere. Ecco quindi che al proprio attivo, Insulae Harmonicae può orgogliosamente annoverare concerti e raccolte fondi a Verbania (pro Museo del Paesaggio e pro Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi), a Cannero Riviera (pro Fondazione Hollman), a Trobaso (pro restauri del monumentale altare piramidale tiberiniano 1646) oltre che per il già ricordato restauro dell’organo Antegnati Brunelli Biroldi della chiesa di S. Vittore d’Isola Bella.
L’evoluzione continua: se nelle scorse rassegne Insulae Harmonicae era “uscita d’isola” e si era affacciata ai sagrati delle chiese di Susello di Ghiffa, Magognino, Trobaso, Carciano, Vezzo, Brisino e altri luoghi dello stretto ambito vicino-piemontese, ora, con la quinta rassegna, Insulae Harmonicae guarda verso l’intero bacino lacustre verbanese, ben conscia della validità dello slogan «Cultura per la Solidarietà»; una solidarietà che quest’anno viene sostenuta da Fondazione Cariplo, il cui vitale supporto ha consentito - in un momento di generale crisi economica - di mantenere gli appuntamenti della Rassegna, e tramite essi la beneficenza che il sodalizio del Magazzeno Storico Verbanese ha da sempre come scopo primario insieme a quello del sostegno alla cultura di lago.
La rassegna tiene dunque moltissimo a proporre un concerto per la Fondazione Hollman di Cannero Riviera (8 novembre, ore 21, presso la sala polifunzionale P. Carmine, duo Festeggio Armonico, Franz Silvestri - claviorgano, Mario Lacchini - flauto traverso: musiche di J.S. Bach, C.P.E. Bach, Locatelli, Leclair, Purcell), per sostenere gli impegni e le attività di musicoterapia verso i bimbi ipo- e non vedenti: una preziosa e benefica sollecitazione che i bimbi ricevono anche grazie al sostegno della neonata associazione “Fiori Blu” di Padova formata dai genitori dei bambini della “Hollman”, con cui il Magazzeno Storico Verbanese è lieto di collaborare oramai da tre anni per sostenere le iniziative e le terapie messe in pratica presso l’istituto.
Porto Valtravaglia (22 novembre, ore 21.00) il recital clavicembalistico del maestro Filippo Emanuele Ravizza (con una mirabile serie di sonate di Domenico Scarlatti) sarà una maniera di festeggiare la conclusione dei restauri che grazie all’imprescindibile e intelligente intervento dei Lions di Luino hanno consentito di recuperare splendidamente il “cielo di angeli musicanti”, affresco sul soffitto della seicentesca cappella di patronato Porta, nella locale chiesa parrocchiale: è sembrato appropriato al sodalizio del MSV (e la proposta è stata raccolta con piacere dall’autorità ecclesiastica e dai Lions), di inaugurare con un repertorio di musiche seicentesche per clavicembalo solista questo bel restauro: che si aggiunge ai numerosi interventi dei Lions di Luino, sceso spesso in campo per la protezione del patrimonio culturale e artistico delle nostre terre, in particolare quelle di Valtravaglia. Va da sé che i fondi raccolti durante il concerto del maestro Filippo Emanuele Ravizza verranno destinati alle opere parrocchiali di Porto Valtravaglia.

Lucia Signorelli (organo) e Giuseppe Tosatti (flauto) del Chronos Ensemble
Il concerto di Isola Bella (tenutosi il 5 ottobre, con uno splendido recital del maestro Mario Duella, che scaldava i cuori in una atmosfera di totale fascino, accompagnando i presenti in un tour organistico che spaziava dal pieno Cinquecento al primo Ottocento, mentre all’interno dell’edificio sacro si lasciava che la buona luce pomeridiana cedesse il passo alla dolce e intima penombra del tardo pomeriggio) ha centrato una volta ancora lo scopo di far meglio conoscere l’importante organo Antegnati dell’Isola Bella, rarissimo materiale fonico, uno dei meglio conservati e tra i più rari dell’intera Italia per la bottega degli Antegnati. Dopo una accorta messa a punto delle ance condotta dall’organaro Mario Marzi (che ha curato il ripristino dell'organo per conto della parrocchia e del parroco, don Giuseppe Volpati), il maestro Mario Duella si è prodotto in una eccellente performance, che ha messo in risalto tutti i toni e i timbri dell’antico strumento, specie nelle esecuzioni di partiture dell’ultimo Cinquecento e di primo Seicento.
Altra occasione di fare beneficenza e di raccogliere fondi per sostenere le opere parrocchiali delle due isole Bella e Superiore dei Pescatori sarà il pomeriggio del 16 novembre prossimo, a partire dalle ore 16, quando all’Isola Pescatori si esibirà in un programma sacro il coro Sancta Maria de Egro. Come già occorso per il concerto dell’Isola Bella, il trasporto in Isola Superiore e ritorno dal Lido di Carciano sarà offerto al pubblico dal Consorzio Navigazione Isole Borromee che da anni si presta per aiutare il MSV nella realizzazione della rassegna Insulae Harmonicae,
Analogamente, con il concerto di Ispra (chiesa di S. Martino, domenica 26 ottobre, ore 16.00, Trio Chronos: Lucia Signorelli - Organo e Clavicembalo, Giuseppe Tosatti - flauto, Giorgio Tosatti - tromba) si intende sostenere la locale parrocchia che ha appena concluso il ripristino dell’Oratorio Parrocchiale; il concerto sarà di sicura presa sul pubblico, visto che comporterà un organico di notevole fascino (tromba, flauto e organo/cembalo) e un repertorio di musiche di ottimo ascolto e grande ariosità.
Un ultimo concerto, in ordine di tempo, si terrà la sera del sei dicembre 2014 ad Arona, alle ore 21: il concerto verrà offerto dal MSV alla parrocchia di Arona, nella chiesa collegiata di Santa Maria Nascente di Arona per la festività dell’Immacolata; sarà il coro polifonico di Varzo a eseguire canti del proprio repertorio di musica sacra per formulare a un tempo gli auguri di Natale da parte del sodalizio, e per consentire anche di raccogliere, ultima occasione di Insulae Harmonicae V-2014, fondi per la Caritas Parrocchiale di Arona.
Dopo di che... non resta che cominciare a prendere le misure per Insulae Harmonicae 2015.


Informazioni: http://associazione.verbanensia.org/

PROSSIMO APPUNTAMENTO:
Ispra, chiesa parrocchiale di S. Martino
domenica 26 ottobre, ore 16.00
Secondo Concerto nell’ambito della
V Rassegna “Insulae Harmonicae. Cultura per la Solidarietà”

Chronos Ensemble
Organo e Clavicembalo: Lucia Signorelli
Tromba: Giorgio Tosatti
Flauto: Giuseppe Tosatti










 

lunedì 20 ottobre 2014

GUBBIO (PG) / Una mostra... alla ricerca del suono perduto

La "Madonna del Belvedere" di Ottaviano Nelli
Sono gli strumenti musicali d’epoca medioevale e rinascimentale i protagonisti della mostra “Theatrum Instrumentorum – la ricerca del suono perduto” che inauguererà giovedì 30 ottobre alle ore 17.30 presso la Chiesa di Santa Maria Nuova di Gubbio (Pg). La mostra, organizzata dall’Associazione D’UmbriAnticaMusica con la curatela del Presidente Francesco Cardoini in collaborazione con il Polo Museale Diocesano di Gubbio, espone copie di strumenti propri di un’epoca compresa fra l’XI e il XVI Secolo, filologicamente ricostruiti dalla mano di valenti liutai, nostrani ed italiani in genere.
A fare da cornice non certo casuale è la Madonna del Belvedere, affresco di Ottaviano Nelli (pittore e miniatore nativo di Gubbio)  che vede rappresentati nella scena alcuni strumenti musicali d’epoca.
La mostra si configura inoltre come incontro didattico-culturale per le scuole, che previa prenotazione potranno portare classi di ragazzi a visitare l’esposizione con una particolare visita guidata curata DRAMSAM, Centro Giuliano di Musica Antica. Oltre al Polo Museale Diocesano hanno collaborato per questa iniziativa la Gubbio Cultura e Multiservizi, oltre alla Scuola di Liuteria di Gubbio e della Scuola Comunale di Musica. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 9 novembre.

Informazioni: tel 075 9220904
info@museogubbio.it 
www.museogubbio.it

venerdì 17 ottobre 2014

ROMA / "La scena si svolge a Roma": continuano gli incontri (semiseri) sugli spettacoli del passato

ROMA - Quattro “conversazioni” semiserie sulla vita quotidiana vista dal palcoscenico e dalle quinte di spettacoli ambientati a Roma in epoche diverse.
Usi, costumi, aneddoti e curiosità in forma di racconto e dialogo col pubblico mostrano la storia da un’angolazione laterale, vista con gli occhi attenti di immaginari  artigiani di palcoscenico.
Le conversazioni sono ideate e condotte da Patrizia La Fonte con la partecipazione di Caty Barone  (la sarta di scena) e  Matteo Cirillo  (l’attrezzista) e ospiti diversi, quasi personaggi fuggiti dal copione.

Ogni incontro si articola in tre momenti: il “fondale”, cornice storica e digressioni sulla vita quotidiana dell’epoca, con Patrizia La Fonte. Le “scene dietro le quinte”: ragionamenti su costumi e oggetti per allestire uno spettacolo,  con la sarta e l’attrezzista. L’”ospite”, un personaggio quasi fuggito da un copione che si propone direttamente al pubblico, con interpreti diversi ogni volta.

I quattro eventi si svolgono presso la sala della Biblioteca “Umberto Bàrbaro” all’interno della Casa dei Teatri. Ogni incontro, della durata di circa un’ora e mezza, si svolge il sabato alle ore 15 e viene replicato la domenica alle ore 11.
L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica - Dipartimento Cultura Servizio Spazi Culturali in collaborazione con l’Associazione MTM mimoteatromovimento e Zètema Progetto Cultura. 
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

PROGRAMMA

20 e 21 settembre: il ‘500 - Roma cortigiana
Ospite, l’”apprendista cortigiano” Carlo Bernardini
Brani e contrasti elaborati da “La Cortigiana” di Pietro Aretino e da “Il Cortegiano” di Baldassar Castiglione

18 e 19 ottobre: il ‘600-‘700 - Roma barocca
Ospite, la “cantatrice” Anna Zilli (autrice del libro Cristina di Svezia regina della musica a Roma) accompagnata alla tiorba da Olena Kurkina. Frammenti di musica barocca

22 e 23 novembre: l’800 - Roma giacobina
Ospite: il” carbonaro” Duilio Paciello
Situazioni da “Tosca” (V. Sardou, L, Illica e  G. Giacosa), e “Rugantino” (Garinei e Giovannini)

20 e 21 dicembre: il ‘900 - Roma borghese
Ospite: una “signora di Pirandello”  Angelica Ferraù
Momenti da: “Il fu Mattia Pascal”, “Novelle” e “L’innesto” (Luigi Pirandello)

INFORMAZIONI:
Casa dei Teatri
Largo 3 giugno 1849 Roma
Angolo Via di San Pancrazio
(ingresso Arco dei Quattro Venti)

INFO 060608 – 06.45460693
www.casadeiteatri.culturaroma.it

PARMA / “Verdi in palcoscenico” in mostra alla Casa della Musica

PARMA - S’intitola “Verdi in palcoscenico. Opere verdiane al Regio di Parma 1985-1997 in mostra nelle immagini dell’Archivio della Casa della Musica”, e si svolgerà negli spazi della Casa della Musica e Casa del Suono.  Si apre il prossimo sabato 18 ottobre alle ore 11, e tutti gli appassionati sono invitati alla sua inaugurazione,  che sarà a ingresso gratuito. È un progetto, sicuramente tra i più importanti tra quelli che compongono l’ampio programma di “Verdi alla Casa della Musica” presentato nei giorni scorsi, col quale la Casa della Musica di Parma invita il pubblico a riscoprire - attraverso un percorso fatto di immagini, suoni, costumi, ritagli stampa, manifesti, bozzetti, figurini - un periodo particolarmente significativo nella storia del Teatro Regio di Parma - dalla metà degli anni Ottanta fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso - nel corso del quale esso divenne punto di convergenza di rimarchevoli eventi artistici. Punto focale di questo percorso, curato da Eleonora Benassi e Francesca Montresor, saranno le quasi cento fotografie di scena scelte tra quelle che Alberto Dallatomasina ha scattato in quegli anni, ma oltre a queste fotografie i visitatori potranno ammirare anche venti costumi di Un ballo in maschera disegnati da Pierluigi Samaritani e messi a disposizione dal Teatro Regio di Parma, che si ringrazia per la collaborazione, insieme al CIRPeM, oltre che un prezioso materiale documentario che ne arricchisce la lettura di molti interessanti spunti. Sette le opere verdiane qui ritratte, Jérusalem, Falstaff, Rigoletto, Un ballo in maschera, Il trovatore-Le trouvère e La traviata, in produzioni che vanno dal 1985 al 1997, sicuramente tra le più rappresentative di quel particolare e multiforme fervore creativo che ha contraddistinto l'attività del Regio di Parma in questo periodo.
A parlare della vita del Teatro Regio di Parma sono infatti ricordi di un trascorso ancora ben presente nella memoria collettiva: che non è più “oggi” ma neppure ancora “storia”, e che di certo saprà risvegliare molte emozioni.
Cosa potrà vedere il visitatore? Fotografie, nelle quali il colore ha già da tempo rubato la scena al bianco e nero e in cui gli artisti sono catturati non solo in costume durante le recite ma anche durante le prove, in camicia e blue-jeans. E poi articoli di giornale e manifesti non ancora ingialliti dalla patina dei secoli, e poi bozzetti, figurini e disegni preparatori che, in un’epoca dove arte e tecnologia iniziano timidamente a convivere sul palcoscenico, qui testimoniano ancora un profondo legame con carta, tempera e pastelli.
Questo percorso offre inoltre l’opportunità di avvicinarsi a una realtà pressoché unica quale è il patrimonio
archivistico e documentario della Casa della Musica di Parma, di cui l’Archivio Storico del Teatro Regio fa parte e che la Casa della Musica preserva, tramanda e valorizza.
“Verdi in palcoscenico” sarà aperto con ingresso gratuito dal 18 ottobre 2014 al 27 gennaio 2015, e come tutte le iniziative di “Verdi alla Casa della Musica” è realizzato con il sostegno di Banca Monte Parma.
A coloro che interverranno all'inaugurazione saranno inoltre distribuiti gratuitamente il prezioso portfolio di immagini storiche che ha accompagnato la mostra “Verdi in prima pagina” realizzata dalla Casa della Musica e dal CIRPeM, e la riproduzione del ritratto di Verdi edita nel 1894 dalla rivista parigina Le monde illustré.

Informazioni:  www.lacasadellamusica.it

ROMA / Torna il Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, tra gli ospiti i Wiener Philharmoniker




ROMA - Si terrà dal 22 al 29 ottobre la XIII edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra organizzato dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra che come tradizione si svolgerà – tutto ad ingresso gratuito – nelle più suggestive basiche papali romane e in alcune chiese della capitale: il grande repertorio sacro e liturgico sarà affidato a orchestre, cori, solisti e direttori di fama internazionale – più di 1.100 artisti provenienti da molte parti del mondo – a partire dai Wiener Philharmoniker, fra le compagini in assoluto più prestigiose, che da oltre dieci anni sono di questo festival ‘anima’ e orchestra in residence. Diretti da Ingo Metzmacher, i Wiener suoneranno giovedì 23 ottobre (ore 21) alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, per uno degli appuntamenti musicali più attesi della capitale: con i Wiener Singverein e un cast di voci internazionali saranno protagonisti della rara esecuzione dell’oratorio Lazarus, partitura incompiuta di Franz Schubert fra le più toccanti della sua produzione sacra. 

L’apertura del Festival – quest’anno dedicato alla beatificazione di papa Paolo VI – è fissata per mercoledì 22 ottobre alle ore 20 alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva ed è affidata alla musica di un altro oratorio, di altrettanta intensità come quello schubertiano e anch’esso di rara esecuzione in Italia: Saul di Georg Frederich Händel, eseguito dalla Capella Weilburgensis e con le voci della Kantorei Schlosskirche Weilburg entrambi diretti da Doris Hagel. Saul è il quarto oratorio inglese di Händel, composto su libretto di Charles Jennens capace di integrare nel testo il racconto biblico con idee umanistiche quali amicizia, filantropia, integrità morale, magnanimità. La critica ritiene che con la messa in musica del Saul, l’oratorio veterotestamentario abbia raggiunto il suo culmine sia per l’importanza dell’argomento che per la qualità del tessuto drammatico e della musica. Händel mise il testo in musica fra luglio e settembre del 1738, alternando il lavoro con la composizione dell’opera Idomeneo. La prima assoluta  ebbe luogo l’anno successivo, il 16 gennaio 1739. L’autografo, conservato nella British Library, è uno degli spartiti più rielaborati di Händel. «Con il Saul Händel spezza tutte le regole - commenta il direttore Doris Hagel -. Non soltanto per quanto riguarda la strumentazione, ma anche per lunghezza e dispendio, questa composizione superava ogni dramma musicale inglese e ogni opera italiana mai eseguiti prima in Inghilterra. Decisive la qualità musicale dell’opera e l’enorme quantità di sentimenti, ossia la gamma delle emozioni umane, espressi nella musica di Händel. Nel Saul Händel ha trovato una nuova e geniale congiunzione tra opera, oratorio e concerto, giungendo a una nuova forma propria, che troveremo più tardi anche negli oratori Belshazzar e Messiah». Il concerto è registrato da Radio Vaticana per successive trasmissioni.

Giovedì 23 ottobre alle ore 21 alla Basilica di San Paolo fuori le Mura è in programma l’appuntamento più atteso del Festival, quello con i Wiener Philharmoniker: diretti da Ingo Metzmacher, insieme ai Wiener Singverein e un cast di voci di prim’ordine (i soprani Rachel Harnisch, Christiane Libor, Sophie Karthäuser, i due tenori Steve Davislim e Werner Güra e il baritono Daniel Schmutzhard), eseguiranno l’oratorio Lazarus, oder Die Feier der Auferstehung, partitura incompiuta di Franz Schubert, fra le più toccanti della sua produzione sacra alla quale mise mano a partire da febbraio 1820. Originariamente doveva essere in tre atti, ma soltanto il primo venne completo, interrompendosi l’opera alla deposizione di Lazzaro nella tomba, nel mezzo del secondo atto, esattamente dopo 595 battute, ossia al termine dell’aria di Marta
I Wiener Philharmoniker
“Hebt mich der Sterne Flügel empor vom Totenhügel”. L’oratorio venne eseguito per la prima volta nel 1830, due anni dopo la prematura scomparsa di Schubert, dal fratello Ferdinand, come cantata di Pasqua nella Chiesa di Sant’Anna di Vienna. Ferdinand tuttavia non sapeva dell’esistenza del frammento del secondo atto. Questo fu ritrovato solo trent’anni più tardi nel lascito del celebre studioso di Beethoven Alexander Wheelock Thayer e comunque anche in questo caso il ritrovamento non fu completo. Infatti l’ultimo foglio fu scoperto dal direttore dell’Opera di Corte di Vienna Johann Herbeck, che conosciamo come direttore della prima assoluta dell’Incompiuta di Schubert. Nel 1863 eseguì per la prima volta in pubblico il frammento completo del Lazarus e ne scrisse la prima riduzione per pianoforte. Sebbene, in base alle conoscenze odierne, possiamo dire che l’opera non fu mai completata, questo Lazarus è molto più di un frammento d’interesse per gli studiosi: con il suo modo di mettere in musica il testo, Schubert sembra quasi anticipare il grande dramma wagneriano.
Oltre al concerto dei Wiener a San Paolo fuori le Mura, nella giornata di giovedì 23 ottobre la Fondazione pro Musica e Arte Sacra si ritrova alle ore 12 presso la Sala Accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra per l’assegnazione dei suoi prestigiosi Premi, conferiti ad artisti, cultori, sostenitori e benefattori che si siano distinti direttamente o indirettamente nel campo della musica e dell’arte sacra. Quest’anno saranno attribuiti al grande direttore d’orchestra e studioso Nikolaus Harnoncourt, a mons. Pablo Colino, al mecenate Herbert Batliner e al direttore giapponese Tomomi Nishimoto.
Venerdì 24 ottobre alle ore 21 la Basilica di Santa Maria Maggiore ospita il terzo concerto della manifestazione, con altre due imponenti pagine del repertorio sacro come la Messa n. 3 in fa minore e il Te Deum di Anton Bruckner. Ne saranno interpreti tre formazioni tedesche (Palatina Klassik Vocal Ensemble, Philharmonischer Chor an der Saar, Coro e Orchestra del Conservatorio Statale di Kazan) dirette da Leo Krämer e le voci soliste di Susanne Bernhard (soprano), Susanne Schaeffer (contralto), Oscar de la Torre (tenore) e Vinzenz Haab (basso).
Nel pomeriggio della stessa giornata, alle ore 17, nella Basilica di San Pietro in Vaticano la Santa Messa celebrata dal cardinale Angelo Comastri sarà accompagnata dal Coro e Orchestra dell’IlluminArt Philharmonic provenienti dal Giappone (e già ospiti del Festival per l’edizione passata), e il Coro della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” diretto da Massimo Palombella.
Frutto di una lunga gestazione, dal 1854 al 1868, Ein deutsches Requiem è una delle pagine sacre più famose di Johannes Brahms, che il Festival accoglie nel suo appuntamento di sabato 25 ottobre alle ore 21 con le voci soliste del soprano Susanne Bernhard e il baritono Vinzenz Haab alla Basilica di San Giovanni in Laterano. È ancora Leo Krämer a dirigere il Palatina Klassik Vocal Ensemble, il Philharmonischer Chor an der Saar e il Coro e Orchestra del Conservatorio Statale di Kazan.
Come ogni anno, sarà dato spazio anche alla musica sacra contemporanea. I lavori scelti per questa edizione del Festival sono la Misa Azteca di Joseph Gonzalez e il Requiem di Mark Hayes. L’appuntamento è per domenica 26 ottobre alle ore 16 alla Basilica di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio con The Continuo Arts Festival Chorus, direttori Teresa Russell e Mark Hayes. In particolare la Misa Azteca si avvale di un’orchestra, un coro, solisti e una serie di strumenti a percussione pre-colombiani. È basata sull’ordinario della Messa cattolica integrato da versi tratti dal manoscritto conosciuto come “Cantares Mexicanos”, una collezione di testi poetici aztechi risalenti al periodo della conquista degli spagnoli. La Misa Azteca è cantata in latino, spagnolo e nahuatl, la lingua della popolazione azteca.
Nikolas Harnoncourt
Nella stessa giornata, in collaborazione con la Fondazione Sofia ONLUS, alla Basilica di San Paolo fuori le Mura alle ore 21 la monumentale Messa da Requiem di Verdi sarà affidata all’Orchestra e Coro dell’IlluminArt Philharmonic diretti da Tomomi Nishimoto e le voci soliste di Bunya Sayuri (soprano), Takako Nogami (mezzosoprano), Gianluca Sciarpelletti (tenore) e Tsutomu Tanaka (baritono). Questi complessi, provenienti dal Giappone, tornano così al Festival dopo il successo ottenuto lo scorso anno. Si tratta di una presenza dall’estremo Oriente che nasce dall’idea di fare della musica lo strumento per il dialogo interreligioso e per sostenere rapporti di amicizia tra i popoli. Nata nel 2012, la IlluminArt Philharmonic Orchestra è formata da talentuosi e giovanissimi interpreti vincitori di premi internazionali. Un nuovo tipo di orchestra che non ha confini nazionali ed è sorretta da tre principi, che contraddistinguono tutta la sua attività artistica: creare insieme al pubblico, diffondere programmi educativi, sostenere attività globali. Proprio per la giovane età dei musicisti, e seguendo l’esortazione di papa Francesco, il concerto sarà all’insegna della Solidarietà per i più poveri ed emarginati. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Sofia Onlus, verranno raccolti fondi per il progetto “Niños Abandonados nelle baraccopoli di Caracas” per dare strumenti scolastici e assicurare cure mediche ai bambini del barrio di Catia a Caracas (Venezuela), un immenso ammasso di baracche in cui risiedono circa un milione di persone senza servizi di base, e dove si vive un’infanzia all’insegna della povertà, abbandono e violenza.
Martedì 28 ottobre un appuntamento speciale e che la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra offre a tutti i suoi benefattori in modo riservato: alle ore 21.00 nella Cappella Corsini della Basilica di San Giovanni in Laterano il Coro della Cappella Musicale Pontificia "Sistina" diretto da Massimo Palombella esegue brani di canto gregoriano e capolavori della polifonia sacra di Palestrina, Ludovico da Vittoria, Orlando di Lasso e Gregorio Allegri.
Polifonia che torna protagonista per la chiusura del Festival mercoledì 29 ottobre alle ore 21, di nuovo alla Basilica di Sant’Ignazio di Loyola, con il coro vincitore del concorso riservato ai cori femminili e della gioventù in Germania: il Mädchenchor am Kölner Dom diretto da Oliver Sperling eseguirà una serie di Mottetti Sacri nello specchio delle culture musicali, opere polifoniche di diversi autori ed epoche.

Per il pubblico tutti i concerti e la Santa Messa sono a ingresso libero e gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.
Saranno riservati alcuni settori per i sostenitori e gli ospiti della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra.

Il pubblico potrà accedere ai concerti fino ad esaurimento dei posti disponibili previa prenotazione online.
Questa è un’importante novità che consentirà al pubblico di munirsi di un coupon cartaceo che riceverà via e-mail e che potrà essere stampato dal computer per essere presentato all’ingresso delle Basiliche o Chiese.
Basta compilare il modulo online scegliendo il concerto al quale si intende partecipare che si trova sul sito
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